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NICOLA BRAMI. Scrittore, musicista, viaggiatore.

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Prestare i libri per me è impensabile, come per i dischi d’altronde. Li considero il mio tesoro più prezioso e l’idea che qualcun altro ci metta le mani sopra mi disturba non poco. Per questo rimango sempre basita quando qualcuno ne presta uno a me: subito mi investe un senso del dovere atipico, proteggere quel disco o quel libro a qualsiasi costo. E l’ansia di leggere il libro o ascoltare il disco cresce, per questo lo tengo pure poco. Ovvio che quando Nicola (un altro Nicola) mi ha prestato “Tutti se ne vanno” l’ho letto in quattro giorni, un po’ perché volevo restituirgli subito il “prezioso”, ma soprattutto per la scorrevolezza delle pagine e la voglia di scoprire la fine della storia. E subito ho voluto comprare il libro, da feticista quale sono, e conoscere l’autore. Quindi alle 9 del mattino di un martedì in cui è in vacanza al mare decido di disturbarlo; già gli sono simpatica, immagino.

Nicola Brami mi racconta che dopo essere nato e aver passato l’adolescenza a Ghedi, nel bresciano, si iscrive a Dams cinema a Bologna, dove sicuramente si diverte un casino, impara a scrivere sceneggiature e pubblica racconti anche su alcune funzine: la sua passione per la scrittura nasce qui. Tornato a casa lavora come copywriter e freelance per il giornale di Brescia.

Tutto bene fino al 2014, quando la sfiga lo investe in pieno: si molla con la ragazza con cui conviveva, perde il lavoro e lascia la casa per tornare da suoi. “Eh, la madonna!”, direte voi. Ci siamo passati tutti, dai. La botta è forte, si sa. Ma Nicola recupera all grande: decide di viaggiare, non solo per vacanza, ma proprio per crearsi un nuovo futuro. E quindi, Dublino.

Perché Dublino? Per migliorare l’inglese, perché non è così grande come Londra ma ha una dimensione “umana”, perché nel nostro immaginario è la città letteraria per eccellenza, perché aveva l’intuizione che lì avrebbe trovato qualcosa di buono.

Arriva in ostello per starci una settimana e si ritrova ancora lì sei mesi dopo, in camerata da 16: trovare casa e lavoro non era così semplice, a quanto pare. Ma in quei mesi ha avuto modo di “osservare un mondo di persone interessanti che cercavano il loro luogo nel mondo”. Poi però ti accorgi che Dublino ha anche i suoi problemi:

“per la musica è un gran posto, ma ha meno librerie di Viareggio, c’è un solo cinema indipendente, niente piccole compagnie teatrali e pochissimi spazi dediti alla creatività, no centri sociali, no associazioni culturali, tanti concerti in giro ma i posti dove andare a provare con le band si contano su una mano: spesso non ci accorgiamo di tutto quello che abbiamo qui in Italia, credo sia soprattutto un problema di sponsorizzazione, cosa che invece a Dublino, nonostante abbiano pochissime cose, sanno fare benissimo.”

Ovviamente tante di queste cose le ritroviamo nel suo libro, che è anche quello d’esordio:

“avevo diverse idee da riassumere, ho scelto di scrivere partendo da un’autobiografia perché è più facile farlo da ciò che conosci bene e per allenare anche i muscoli della creatività; poi, seguendo le regole base della scrittura, ovvero di non credere mai che quello che ti succede possa essere interessante per gli altri, ho plasmato altre storie dentro la mia, per rendere il contenuto più condivisibile e permettere ai più di riconoscersi in alcune situazioni o personaggi”.

E devo dire che c’è riuscito benissimo! Personalmente erano anni che non mi capitava di leggere un libro e provare delle emozioni forti e contrastanti: in particolare per un personaggio che ho detestato moltissimo, ma che ho poi perdonato alla fine.

“È un libro sulla solitudine, di gente sradicata dagli affetti che tenta di colmare il vuoto attorno a sé con legami improvvisati e caotici: quel vuoto e la dicotomia tra l’entusiasmo di andare via e la solitudine di chi resta era quello che volevo raccontare in ‘tutti se ne vanno’, titolo che si riferisce al fatto che nessuno considera Dublino una città in cui stabilirsi veramente.”

MA Nicola oltre ad aessere un appassionato di musica (qui trovate la colonna sonora di “tutti se ne vanno”) è anche un musicista: dal 2003 si è tolto delle belle soddisfazioni con gli “Let me in”, scrivendo un album e andando in tour fino in Russia nel 2013.

Il progetto è andato in stop quasi sette anni quando si è trasferito a Dublino, ma nel 2020 sono usciti con un singolo e presto sperano di poter fare qualcosa, certo “non con l’entusiasmo cieco e furioso dei ventanni, ma con quello più attuale da dopolavoro ferroviario”.

Ascoltate i brani, non sembrano poi così rilassati eh.

In Irlanda non ha però smesso con la musica: ha fatto il produttore e ha scoperto un nuovo interesse, quella per la musica elettronica. E anche questo gli viene bene.

Un’altra passione incontrollabile di Nicola è quella per i viaggi: la fortuna vuole che per motivi professionali, adesso che lavora per una compagnia americana, si sposti tanto e tanto lontano.

“Prima ero più esterofilo, d’altronde metà della nostra cultura viene dagli Usa; ma girando S.Diego, Miami, New York e S.Francisco (che poi è quella che conosco meglio) ho visto tante cose molto simili alle nostre, anzi alcune le facciamo meglio noi, e altre che non vanno, anzi alcune sono molto brutte, e mi riferisco soprattutto al sistema sanitario e scolastico, veramente carenti”.

Adesso per lavoro è stato già molte volte a Tokyo, ed è nata una nuova passione. Ne troveremo tracce nei suoi prossimi romanzi?

“Grazie alla pandemia (vedi cosa mi tocca dire?!) ho scritto due romanzi, molto diversi tra loro e da ‘tutti se ne vanno’. Il primo, quasi pronto, ricorda un po’ le atmosfere cupe e oniriche di Lynch, molto cervellotico alla ‘uno, nessuno, centomila’ di Pirandello. L’altro è la storia di un ragazzo che soffre di depressione e d’improvviso esce di casa, inizia a camminare senza portare nulla con sé, decidendo di lasciarsi morire… ma il suo corpo non è d’accordo”.

Per concludere lo ringrazio e gli chiedo ancora se spiattellare su di un libro il proprio “intimo” è così difficile come immagino, ma lui mi rassicura: “solo in parte, la cosa più impegnativa è condividere un pensiero più che una storia”.

Tutti se ne vanno, edito da “La torre dei venti”, lo trovate in vendita qui. Fatevi un favore, leggetelo.