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È Natale, patriarcato ladro!

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Come la lista della spesa che prepari la sera prima, e finalmente non dimenticherai di portare.
Come la lista di buoni propositi che stavolta manterrai.
Come la lista da fare, per ricordarti le cose buone che hai fatto.
Questo anno regalati un Natale diverso: quest’anno regalati un Natale senza patriarcato.

Dice che il patriarcato non esiste

Dice che il Patriarcato non esiste.
Pare non esista neanche il Fascismo.
Qualche anno fa non esisteva il Covid.
Pare, in effetti, non esista neanche il cambiamento climatico.
Tempo addietro, lo ricordo bene, divenne famosa la frase di Berlusconi: “Ma quale crisi, i ristoranti sono pieni”.
A dirla tutta, ricordo bene anche quando, anni fa, mi ritrovai a parlare con una donna molto più grande di me, che non capiva le mie perplessità su certi atteggiamenti maschilisti in ambito lavorativo, perché a lei non era mai capitato di notare nulla di strano.
Se non è capitato a uno, non è capitato a nessuno.
Del resto, se il patriarcato non esiste, perché dovrebbe esistere il maschilismo.
Per qualcuno non esiste neanche il femminicidio: “è un omicidio come un altro”.
Per qualcuno, è solo un termine moderno, attuale, virale. (È stato usato per la prima volta da una criminologa nel 1992).
La disoccupazione invece esiste, sì, ma non esiste… perché in realtà sono i giovani che non hanno voglia di lavorare-fare gavetta-taccivostri.
Le guerre – mi correggo, certe guerre – quelle da cui scappano i migranti – mi correggo, certi migranti- non esistono: pare sia una balla radical chic, per avallare il desiderio di taluni di imbarcarsi in viaggi di fortuna in mezzo al mare, per villeggiare nel nostro “Bel Paese”.
ll gender pay gap non esiste, la disoccupazione femminile neanche: è solo che le donne sono più portate ad accudire i figli, i genitori anziani e simili. Ecco perché non lavorano.
Insomma, tutto il marcio di cui siamo responsabili, e che dunque richiederebbe un minimo di sforzo, impegno, presa di coscienza: non esiste. E non è che lo eliminiamo, perché ci fa paura. Forse se facesse paura, si attiverebbe un senso di sopravvivenza che porterebbe a riflettere: “non esiste o sono io che non voglio vedere?”.
No. Si decide di farlo sparire, per il desiderio di restare comodi nella propria zona di relax, sul proprio personalissimo posto al sole, sul materassino che galleggia sulle onde. E che importa se ti sta portando in mare aperto, intanto: che pacchia.
Somiglia al fottersene deliberatamente di tutto e tutti e ignorare ogni segnale che possa implicare un minimo di auto analisi, auto riflessione, assunzione di un minimo di responsabilità.
Praticamente esistiamo, perché non facciamo esistere tutto il resto.
E questa è una sintesi perfetta di cosa sia il patriarcato. Tutto quel sistema di meccanismi per i quali deve esserci uno che comanda e quello che comanda deve essere anche quello privilegiato. Che se ne fotte perché non vede/non vuol vedere, non sa/non vuol sapere.
Per farla facile: ci è e ci fa.

Allora per quest’anno proviamo una cosa: quest’anno, regaliamoci un Natale senza patriarcato.

Per quest’anno regaliamoci un Natale Femminista. Facciamo almeno una delle 8 cose anti patriarcato che ti fanno perdere dai 4 ai 5 chili di stress accumulato da decenni di servizievoli, tradizionalissime rotture di palle natalose.

8 cose anti patriarcato da fare a Natale

1. Prima di fare una cosa che ha che fare con il cenone/pranzone/veglione/impacchettamenti/pulizie festive straordinarie chiediti: perché? Per chi? Mi va davvero?
Se la pancia, il culo, il divano ti suggeriscono di no, non lo fare. E attendi.
Probabilmente nessuno si accorgerà della polvere sotto i centrini del 1956 di nonna Mariella. Ma probabilmente si accorgeranno che manca da mangiare: “Ah, pensavo ci pensassi tu, amore… Visto che anche tu hai l’abitudine di mangiare, no? Va bé, spaghettata?Aglio e olio piace a tutti”. E poi gin, così nel giro di 30 minuti tutti dimenticheranno di non aver mangiato gli spaghetti con le vongole e la frittura di ordinanza.

2. Dillo. Dì quella cosa patriarcosa che ti sta sullo stomaco dal 1986 e non hai mai detto.
Rispondi al parente che non sa di essere fascio. (Ho detto che non sa di esserlo. Se sa di esserlo, e tu sai che lo è, il problema è tuo).
Avvaliti della facoltà di non rispondere. Lo fanno gli assassini, puoi farlo anche tu. Invece di spiegare perché sei single, senza figli, senza lavoro o qualsiasi cosa (non) si aspettano da te:
avvaliti della facoltà di rispondere male, con garbo. Ma anche male senza garbo: il confine tra risposta decisa e risposta cafona è più ampio di quanto pensi.
Un “No” detto senza sorriso, ha un effetto diverso dal “No” detto con il sorriso accomodante di chi sta rispondendo per cortesia a una domanda fuori luogo.

3. Truccati esageratamente anche se dopo cena non esci.
“Apperò… e dove te ne vai, dopo, tutta in tiro?”
“Spero a fare cacca e poi a letto, sì.”

4. Non ti truccare, anche se dopo esci a festeggiare in centro. Metti il cappotto e il pigiama sotto, il cappotto sotto e il pigiama sopra, ma chi se ne frega: con la posa giusta, possiamo essere tutt* Chiara Ferragni per 5 minuti.

5. “Allora l’amore come va?”. Rispondi che ti piacciono gli uomini, che ti piacciono le donne, che ti piacciono tutt*, che ancora non lo sai, ma stai provando tutto, anzi tutt*. “Così l’anno prossimo posso farvi sapere con precisione”.

6. Non preoccuparti di smaltire il pandoro. Oppure, se ne hai davvero voglia, vai a correre la mattina alle 6 e poi resta sul divano in mutande con la testa nel caminetto – ho detto caminetto, non forno ehi, dai che le feste passano presto.

7. Proponi il tuo argomento di discussione. Quante volte riuscite davvero a proporre e indirizzare una discussione, senza essere interrotte da un uomo o da un discorso proposto da un uomo? Quanti a tavola hanno realmente rispetto e pazienza per ascoltarti?

8. Non ti alzare da tavola per sparecchiare per prima. Procedi silenziosa sbocconcellando, fino ad approdare allo stallo alla messicana. Qualcuno si accorgerà che manca il secondo, il contorno, il limoncello, il dolce e se non lo vedrà comparire a tavola, si alzerà da sé.
Ad eccezioni di disabilità gravi, tutti sono in grado di servirsi.

Le cattive abitudini, i vizi di forma nei quali siamo incastrate senza saperlo sono tanti.
Questi sono alcuni esempi. Per sintetizzare si potrebbe dire “non fare quello che non ti fa stare bene con te stessa e ti sembra inutile e ingiusto”. Ma non è mai davvero così facile riconoscere queste cose.Così avere una lista aiuta. Non pensavo l’avrei mai detto ma sì, aiuta. La lotta al patriarcato e, più in generale, alle rotture di palle è un lavoro certosino.

Immagine di copertina creata con Stable Diffusion