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COME UNA CALDA NOTTE DI LUGLIO ‘97

di:

  • Premessa –

Avvenne in una calda notte di luglio che tre improbabili personaggi s’incontrarono. Erano una radiolina che declama esclusivamente poesie di Salvatore Quasimodo, un buffo Omino di Plastica, vecchio gadget Nesquik e una gatta nera rimasta orfana. Ero sul tetto della mia casa: osservavo la luna mentre stavo sorseggiando una malinconica lattina di birra importata dall’Olanda. Era stata una giornata di impalpabile furore mediatico, trascorsa dondolandosi fra l’estasi e la noia, divino e profano, lacrime di zucchero e sorrisi d’amianto. Eppure grazie a qualche disonesta razionalizzazione ero riuscito, inspiegabilmente, a tirarmene fuori. L’inconsistenza di quella notte si faceva largo in me, sprigionando dolori interni e riaprendo ancestrali ferite bruciate dal sole, mentre con la marcia indietro innestata mi dirigevo verso la tanto agognata maturità. 

  • Pt. 1 – 

E poi? E poi venne la notte a trovarci. Qui non ci sono troppi bei ricordi da contemplare. Ancora una volta osservo la strada che conduce a rimpianti e disillusioni. Suona solitaria un’armonica ferita: è il solito pazzo nostalgico che non vuole arrendersi al fatto che ogni storia ha un fine, impietosa o no, che differenza vuoi che faccia, ora? E ogni stagione porta all’autunno. Non lo dicono in molti, ma il vero obiettivo è il grigiore. Sopravvissuti alle nostre piccole sporche battaglie quotidiane.  

Questo treno adesso ha smesso di imbarcare disillusi poeti del cavolo e non c’è più il supplemento della sconfitta, così dicono. Avanti allora, ricordiamoci come si fa, un passo dopo l’altro, e ancora una volta potremo ballarci e ridere sopra il male, sopra il bene che ci accompagna, inseparabile e fraterno amico di tante battaglie, ma adesso anche io non sono più così ingenuo ed onesto. Ho camminato fino a svanire nel cuore della notte e di quest’orizzonte di solipsismo. Sarà anche la notte il solo riparo che mi appartiene, ma quanto costa questo riparo e perché devo sfuggire al mio destino? Chi ha già deciso anche per me? E poi?  

Poi venne l’oscurità ai margini della città in questa calda notte di luglio 1997. Ci sarà un altro posto per vivere, dove anche un dannato come me possa sentirsi a casa. Ma la casa è diventata troppo affollata, i vestiti troppo stretti, e non so dove andrò stanotte. Là fuori dove il cielo è stato lavato da una dura pioggia benefica. C’è qualcuno che mi chiama con il nome che in pochi conoscono. Stanotte mi sento leggero, cammino e non provo dolore. Questo brindisi è per la tua bellezza, e questo per la mia salute. Questo è per i posti meravigliosi dove andremo. La fortuna è meglio costruirsela da soli. Afferra il tuo biglietto e la tua valigia, il tuono sta rombando giù sulle rotaie e non sa ancora dove ti condurrà, ma sai che non tornerai indietro. Bene, mia cara, se sei stanca, distendi la tua testa sul mio petto e prenderemo ciò che potremo portare lasciando alle spalle il resto.

Stanotte è il momento in cui le mie paure si realizzeranno fino a divenire puro delirio e voglia di vivere, un urlo mozzato di sudore e libertà! Corriamo via soltanto finché siamo vivi, adesso! Questa lingua d’asfalto brucia di vita e di bramosie, animali notturni, puttane e illusi Bardi, ci stanno insegnando il percorso, sento uno strano riverbero nell’aria e qualcuno la chiama coincidenza, altri la chiamerebbero magia, ma sento un antico soffio di furore in questa notte meridionale e vedo che qualche giovane cuore spezzato ha già risposto all’appello. E allora cosa stiamo aspettando, è questo il momento in cui le nostre lingue si toccheranno per la prima volta in un abbraccio fraterno! 

Stanotte mi sento d’essere ancora vergine e non so perché, ma è una sensazione bellissima, e lo sono realmente. Le mie narici bruciano e mi avvertono che il pericolo incombe, questa aria sembra fatta di colla e segatura, non riesco quasi a vederti tanto siamo lontani e tanto la pece ha ricoperto come un vello questa strana notte di fuochi e di solitudine, ma questa notte è il momento, lo sento! E poi venne la notte a tirarci su, tenera come solo lei può essere. 

Questa notte il mare ha lame affilate d’argento, pronte a dilaniare e a saziarsi delle mie carni. Le nuvole imposero il proprio pensiero a tutti gli esseri che stavano animando quella notte. E mi ritrovo con la mente lungo le spiagge ove corrono in amore cavalli di Luna e di Vulcani, come diceva Quasimodo. 

In quale parte di cielo vennero incatenati i nostri sogni, dove la chiave di libertà e giustizia! C’è una strana oscurità ai margini della città; c’è uno strano rumore ai bordi della strada, c’è un leone sulla strada, un demone sfuggito. Ci sono un milione di sogni passati, e poi c’è un panorama rapito, mentre la grande bellezza del mondo sta per sparire per sempre, dietro tende di finto stupore… tutto potrebbe risolversi come un lampo che giunge d’improvviso, in questa notte. Nella notte.

  • Epilogo

Tutto ciò era avvenuto in una notte di luglio di mille anni fa. C’erano questi tre personaggi che sembravano usciti dalla penna del miglior Tom Robbins. Non saprei dirvi quale fu il destino della radiolina che declamava poesie fuori moda, dell’Omino di Plastica Nesquik o della gatta nera. Io ero sul tetto di casa, mentre bevevo una birra calda, meditando su quella giornata appena trascorsa. Si percepiva un tono epico, come se fossimo all’interno di un brano del Boss come Jungleland, Thunder Road e Backstreets. Ci si dondolava a metà strada, tra estasi e noia, con lacrime zuccherose e sorrisi adamantini. 

L’inconsistenza di quella notte si era fatta largo oltre le mie percezioni, sprigionando dolori interni e riaprendo ancestrali ferite bruciate dal sole, mentre con la marcia indietro innestata mi dirigevo verso la tanto agognata maturità. Una canzone di cent’anni almeno riecheggiava su di noi. Il potere ancestrale e salvifico del rock and roll. Da Elvis a Tom e ancora oltre. Roy colorava la notte con la sua voce e tutto adesso sembrava meraviglioso. Almeno per qualche istante, almeno se fossi stato capace di racchiudere quel momento e di tenerlo per sempre nei ricordi, forse. Come quella calda notte del luglio 1997

Illustrazione in copertina di Greta Bengasi.