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Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.

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La favola dei Quokki

di:

C’era una volta, tanto tempo fa, il mondo così come lo conosciamo noi oggi. A dire il vero, non era perfettamente uguale al nostro mondo perché chi lo aveva costruito stava ancora imparando o forse, semplicemente, ci credeva un po’ di più. A quel tempo, ad esempio, i tuoni non facevano paura perché erano degli accordi al pianoforte, e la luna giocava a nascondino, e le angurie rotolavano libere nelle sconfinate praterie, e la sabbia del mare era granella di cocco, e la pioggia era fatta di latte di mandorla e zuppa inglese, anche se all’epoca nessuno ancora poteva dire di conoscere il significato della parola “inglese”. E poi sai, le piante salutavano sempre e gli animali che vivevano sulla terra e i pesci e gli uccelli organizzavano gare di poesia. E allora adesso tu penserai: “Oh, un mondo perfetto!”. Beh, sì ma, proprio perché perfetto, destinato a finire. Infatti, un giorno che era un lunedì, apparve prima il lunedì e dopo, subito dietro, l’Uomo. Certo, ancora in una versione abbozzata e poco evoluta, l’Uomo intendo, non il lunedì. Erano ominidi sgraziati e feroci, dei predatori dominati da un insaziabile appetito e che i nostri scienziati classificano come Homo Capitalisticus, appartenente alla Famiglia fortunatamente ormai estinta dei Nobili, Ricchi e Liberali. L’Homo Capitalisticus in poco tempo prese il controllo del pianeta prima vietando agli animali che vivevano sulla terra e ai pesci e agli uccelli di organizzare gare di poesia e dopo vietando la poesia, e poi costruì fabbriche che producevano altre fabbriche che producevano mattoni per costruire muri per ingabbiare il mondo, e tutte queste fabbriche avevano alte ciminiere da cui usciva fumo nero e cattivi pensieri che inquinarono l’aria e la pioggia si trasformò in polvere di carbone e sale, e le angurie che rotolavano libere nelle sconfinate praterie furono arrestate con l’accusa di essere delle pericolose sovversive e rinchiuse in campi di prigionia e condannate a stare ferme nell’attesa di essere raccolte per poche monete all’ora, e i tuoni iniziarono ad essere cupi e spaventosi e la luna si nascose un’ultima volta e decise di non tornare mai più e se ne andò intorno all’orbita del pianeta Rosso. Qui vivevano i Quokki, famosi in tutto l’Universo per essere degli eccellenti artigiani e costruttori di Idee; estraevano dalla pietra una Libertà di ottima fattura ed erano in grado di distillare una possente Rivoluzione dai campi che coltivavano a Sogni. Quando il Capo dei Quokki vide la luna sulle loro teste, chiese:

– E tu che ci fai qui?

E la luna glielo spiegò, e il Capo dei Quokki ordinò:

– Compagni Quokki, è giunto il momento di andare sul pianeta Blu.

E tutti si misero al lavoro e costruirono un’astronave a forma di Terra Fra I Fiumi e grazie ad un robusto gancio attaccato alla luna si fecero da lei trainare fino al pianeta Blu dove atterrarono su una delle ultime spiagge di granella di cocco rimaste ancora intatte e qui, una volta sbarcati, costruirono una città a forma di stella. E gli Uomini, che avevano anche loro enormi città ma tutte a forma di studio di commercialista, non si accorsero di questi nuovi arrivati perché il fumo nero delle loro milioni di ciminiere e gli alti muri che avevano costruito li rendevano incapaci di vedere oltre l’orizzonte del proprio naso, che tra l’altro era sempre secco.

Intanto i Quokki, nella loro città a forma di stella, aiutati dalle piante e dagli animali e dai pesci e dagli uccelli che erano scappati dalle città degli Uomini, costruirono le loro fabbriche fatte di granella di cocco e dalle cui ciminiere fuoriuscivano scale cromatiche e abbracci. E in queste fabbriche si producevano semini che poi i laboriosi artigiani Quokki inserivano a mano negli acini di uva e una volta completati i grappoli i Quokki più coraggiosi, scelti dopo un torneo di nascondino, andarono di notte ad attaccarli alle viti nei campi degli Uomini.

– E adesso? – chiesero in coro le piante e gli animali e i pesci e gli uccelli.

– Adesso dobbiamo solo aspettare. Ma prima, manca solo un’ultima cosa – rispose il Capo dei Quokki, e chiamò il Primo Agronomo dei Quokki, che entrò nella Grande Sala Rossa della città a forma di stella con un piccolo scrigno di legno sotto il braccio. Il Capo dei Quokki aprì lo scrigno e prese la piccola perla di colore ottanio con sfumature di lilla che vi era contenuta, la mostrò ai presenti e disse:

– Questa perla è fatta di Sogni coltivati nei nostri campi sul pianeta Rosso, invecchiati per cinque Ere nelle grandi Botti di Legno di Ingiustizia delle Cantine Interiori. Primo Artigiano dei Quokki, sai cosa fare.

E il Primo Artigiano dei Quokki prese la perla e la srotolò in un lunghissimo infinito e impalpabile filo e subito mille Artigiani Quokki si misero a lavorare su quel filo invisibile con martelli e bisturi e fiamme alimentate a Speranza, e dopo giorni e notti di lavoro si ottenne un pezzo informe di sughero che fu dato al Primo Cesellatore dei Quokki che lo trasformò in un tappo e che fu consegnato su di un vellutato bouquet fruttato al Capo dei Quokki che, a sua volta, lo consegnò alle piante e agli animali e ai pesci e agli uccelli e disse:

– Questo tappo di sughero può sembrare poca cosa ma esso è la Rivoluzione, abbiatene cura. Il tempo della vendemmia è arrivato, andate.

E infatti gli Uomini, proprio in quei giorni raccoglievano i grappoli d’uva dalle loro vigne oltre le alte mura e grande fu la sorpresa quando messi gli acini in bocca scoprirono che questi avevano dei semini al loro interno, e ad alcuni andarono di traverso e morirono e altri iniziarono a passare gran parte del loro tempo a tagliuzzare i chicchi d’uva per liberarli dagli odiosi semini trascurando ogni altra attività, e le fabbriche si fermarono e il governo smise di fare leggi, e i consumatori smisero di acquistare e gli Uomini più poveri iniziarono a vendere agli Uomini più ricchi il loro tempo facendo gli sbucciatori d’uva, e gli uni accusarono gli altri di aver inserito i semini nell’uva e scoppiarono guerre, e intanto le armate rivoluzionarie delle piante e degli animali e dei pesci e degli uccelli guidate dal tappo di sughero avanzavano ma nessuno tra gli Uomini se ne accorse perché erano troppo occupati ad uccidersi per un acino d’uva senza semini. E mentre le città degli Uomini venivano abbandonate, le armate rivoluzionarie riconquistavano le valli e i monti e i fiumi e i laghi e i mari, e muri e ciminiere venivano abbattuti e le angurie liberate dai campi di prigionia finalmente di nuovo potevano tornare a rotolare e tra i pochi Uomini rimasti, ormai troppo stanchi per combattersi, si diffuse la leggenda di vigneti sconfinati di uva senza semini oltre le stelle più lontane e le piante e gli animali e i pesci e gli uccelli ebbero pietà di loro e chiesero ai Quokki se c’era modo di aiutare quegli sventurati vittime di loro stessi e i Quokki presero un’altra piccola perla di colore ottanio con sfumature di lilla, la srotolarono e il filo così ottenuto lo forgiarono in una astronave a propulsione fantasiosa e la donarono alla piccola comunità di Uomini superstiti che, imbarcatisi, decollarono dal pianeta Blu sparendo per sempre oltre le stelle, diretti verso un mondo immaginario chiamato Terra.      

Artwork di Alessandro La Cognata.