Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.
C’era una volta… è così che iniziano tutte le fiabe, e questa non è da meno ma, ve lo prometto, alla fine di questa storia quello che c’era una volta non ci sarà più. Dunque, andiamo.
Tanto tempo fa, prima della Grande Rivoluzione, nel mondo esistevano ancora re e regine, principi, duchi e conti e tutta una lunga serie di brutte persone che erano chiamate “nobili”. Uno di questi, il Barone di Pignarolle, dall’alto del suo castello dominava incontrastato sul villaggio di Lamadieu. Il Barone si sposò con la figlia di un ricco banchiere della capitale del regno e la coppia, dopo qualche anno, ebbe una figlia, cui diedero il nome di Lucette Radopi Elle anche se, crescendo, tutti presero a chimarla come Cenerentola per i suoi capelli così biondi da sembrare bianchi e per il suo colorito sempre grigio-pallido. Cenerentola era il prodotto perfetto della nobiltà: arrogante e viziata e anche brutta, passava le proprie giornate a studiare i pettegolezzi del regno e i libri delle leggi così da escogitare nuovi modi di spremere denaro dai sudditi da poter spendere nei suoi numerosi vizi. Inutile dire quanto il popolo odiasse profondamente Cenerentola e i genitori, il Barone e la Baronessa, quando una delegazione di contadini si recò in udienza per esporre le vessazioni che quotidianamente subivano dalla figlia, ne rimasero profondamente turbati e decretarono che Cenerentola fosse rinchiusa per un mese nelle segrete di una torre segreta di un castello segreto in una valle segreta perennemente avvolta dalla nebbia. Chiusa là dentro, l’anima viziosa di Cenerentola divenne così nera che una lacrima fatta di odio le scivolò lungo la guancia e cadde a terra e immediatamente la piccola cella si riempì di fumo nero e di paillettes e da questo luccichio si materializzò una vecchia vecchissima con i capelli blu, la voce da bambina e gli occhi verdi.
– E tu chi diavolo sei?
– Mi presento: sono la strega turchina del Mercato Nero, al tuo servizio.
– Mercato Nero? Che posto è?
– È il posto dove si vendono i cattivi sentimenti e si comprano cattive azioni, e il tuo odio mi fa capire che tu vuoi qualcosa che io ti posso dare.
– Il potere. Dammi tutto il potere.
– Bene. Dammi tutto il tuo odio e la tua anima ed io ti farò compiere, e andare a buon fine, tutte le azioni necessarie per arrivare al potere. E fino a quando produrrai odio non ti farò mai mancare il mio aiuto. Se sei d’accordo, metti una firma qua in fondo.
E Cenerentola firmò il lungo contratto che la strega teneva tra le mani; e immediatamente la strega turchina schioccò le dita e il mese di prigionia trascorse come d’incanto e un secondo dopo Cenerentola si ritrovò al cospetto dei suoi genitori. E li uccise. Adesso governava su quello che era stato il feudo del Barone di Pignarolle, ma per l’avida Cenerentola questo non era ancora abbastanza.
– Capitano!
– Si, mia Signora?
– Convocate mio nonno, dite che è urgente.
E così il nonno, il ricco banchiere della capitale, si presentò al cospetto della nipote, e nessuno mai più lo rivide, e Cenerentola si impossessò di tutti i beni del vecchio sparito nel nulla e, grazie alle sue nuove ricchezze, prese il controllo prima dei feudi vicini e poi di quelli più lontani e, nel giro di poco tempo, quasi la metà del regno era ormai nelle sue mani. Intanto, nel villaggio di Lamadieu, che per primo aveva subito le angherie della giovane Cenerentola, in una notte di maggio, tutti i capifamiglia si riunirono nella vecchia chiesa diroccata del Sacro Cuore della Produttività.
– Spranga!
– Veleno!
– Preghiere!
– Raccolta firme!
– Magia!
– Manifestazione!
– Ordine signori! Ordine, per piacere! Questa è la terza sera di fila che cerchiamo un modo per farla pagare a quella tiranna il cui nome non merita di essere pronunciato! Dunque, chi ha detto “magia”?
– Ehm, io…
– Ah, Ebanistro, sei tu, vieni avanti e spiegaci.
– Ecco, tutti sappiamo che la baronessa ha stipulato un contratto magico con le forze del male, e poiché come tutti i contratti anche quelli magici vanno registrati e depositati per legge presso la cancelleria reale, sono andato a fare visita al Gran Notaio del Regno e ne ho preso visione. Ecco, secondo i termini dell’accordo tra la baronessa e una certa strega turchina del Mercato Nero, tutto si basa sull’odio. Se Cenerentola smette di odiare, tutta la sua forza e invincibilità viene meno.
– Oh, bene Ebanistro, molto bene! Finalmente abbiamo qualcosa di concreto! Adesso pensiamo, come facciamo a farla smettere di odiare?
– Se riuscissimo a farla innamorare… con qualche moneta d’oro l’alchimista Fulgenzio troverà sicuramente la pozione che fa al nostro caso…
– Mmh si, si, potrebbe… ma come facciamo a dare la pozione a Cenerentola? Non accetta visite al castello!
– io lo so! Al gran ballo nella capitale che il re ha organizzato ci sarà anche Cenerentola, qualcuno di noi si potrebbe intrufolare e, nella confusione del ballo, spruzzare la pozione addosso a…
– E farla così innamorare e renderla vulnerabile! Bene! Chi mandiamo al ballo?
– Mandiamo Anastasia e Genoveffa, sono le ragazze più belle della zona e anche quelle con la migliore educazione, non desteranno sospetti tra tutto quel nobilume.
– E come le facciamo entrare?
– Ci sarebbe mia moglie che, ecco, lei ha una cugina che è la matrigna di una guardia che sta all’ingresso del palazzo reale…
– Ottimo! Allora, tu, tu e tu andate dall’alchimista Fulgenzio e vedete un po’ cosa può fare; tu e tu, invece, andate a parlare con la madre di Anastasia e Genoveffa; tu, vai a parlare con tua moglie e dille di mettersi in contatto con la cugina; noi, intanto, fuori tutti i risparmi, servirà molto denaro.
E così, una settimana dopo era tutto pronto. L’alchimista Fulgenzio aveva creato un potente siero in grado di far innamorare di tutto e di tutti chiunque ne avesse ricevuto addosso anche solo poche gocce e le due bellissime sorelle ricevettero ognuna una piccola boccetta che nascosero in una tasca segreta dei loro splenditi abiti acquistati con i risparmi dell’intero villaggio, e arrivate al castello la guardia le fece entrare senza problemi, così come chiesto dalla matrigna. Anastasia e Genoveffa entrarono nell’enorme salone del ballo fatto di specchi e candele e si misero a ballare, ora con un duca, ora con un conte e intanto cercando Cenerentola fino a quando, finalmente, la videro, là, in fondo alla sala che ballava con il re e cercava in ogni modo di non far avvicinare nessun’altra, e ballarono ancora e ancora, tutta la sera il re ballò con Cenerentola e nessuno poteva avvicinarsi, protetti com’erano da un cerchio di guardie. Anastasia allora ebbe un’idea. Prese le due boccette con la pozione e le fece rotolare lungo il pavimento lungo tutto il salone, oltre il cerchio delle guardie fino ai piedi dei due ballerini che, danzando, le calpestarono, rompendole e facendo fuoriuscire tutta la pozione che si diffuse per il salone come una nube rosa. E immediatamente tutti i presenti si innamorarono di tutto e di tutti ma, mentre poche gocce non avrebbero causato alcun danno, l’intero contenuto causò un eccesso di amore che si trasformò in possesso e violenza, e mentre fuori le campane segnavano la mezzanotte dentro tutti uccidevano e venivano uccisi. La mattina dopo, tutti i nobili del regno erano morti e i sudditi non erano più tali. Purtroppo anche Anastasia e Genoveffa non avevano fatto più ritorno. Furono recuperate solo le scarpette di cristallo che il villaggio aveva donato loro per la festa, scarpette che ancora oggi si trovano sulla tomba delle due sorelle che, con il loro involontario sacrificio, hanno dato vita alla repubblica.