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Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.

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La procrastinazione degli Dei

di:

Tanto tempo fa, prima del tempo e delle grandi religioni, quando insomma era tutto appena nato o nascente, anche gli dèi erano poco più che bambini e, come tutti i bambini, ancora inesperti sulle cose del mondo. E così procedevano per tentativi, per errori, mettendo tutto in bocca e ogni giorno scoprendo cose nuove. E provarono a dare una forma all’Universo, e lo colorarono, e gli diedero un sapore e un odore. E quel primo Universo era ovviamente diverso da quello che noi oggi conosciamo. Innanzitutto, era uno scarabocchio, un misto tra una faccina sorridente e una farfalla. E poi era tutto rosso, blu e giallo. E aveva il sapore dell’anguria e l’odore del melograno. Anche se, ovviamente, ancora non esistevano né angurie né melograni. E poi era molto rumoroso quel primo Universo, perché risuonava delle risate degli dèi ancora bambini. Insomma, quel primo Universo era strano, ma, in fondo, funzionava. Ma ben presto quelle divinità ancora in fasce si stancarono di giocare con l’Universo e così, come tutti i bambini, inventarono un nuovo gioco. E crearono il Mondo. E poiché ne avevano apprezzato il sapore, lo crearono a forma di anguria. Anzi, crearono un’anguria. Si, quel primo mondo aveva la forma, la consistenza e il sapore di un’anguria. E l’odore di una mamma, che, a voler essere onesti, gli dèi bambini non sapevano cosa fosse una “mamma” né che odore avesse, ma quella parola aveva un bel suono e quindi sembrò cosa buona usarla. E non esistevano, in questo primo mondo, oceani, praterie, montagne o colline, no, solo polpa di anguria e semini. Ma ben presto quelle divinità ancora in fasce si stancarono di giocare con il Mondo e così, come tutti i bambini, inventarono un nuovo gioco. E crearono due esseri. Attenzione, non due esseri umani, quelli verranno dopo, molto tempo dopo, con un altro Universo e un altro Mondo. E altri dèi. No, questi due esseri erano solo questo. Due esseri. Né maschio né femmina, ché il concetto di maschio e femmina ancora non era stato inventato, ma che noi, per comodità di chi scrive, chiameremo Anteo e Antea. Questi due primi esseri erano dotati di coscienza e di parola ma, purtroppo, nessuno aveva insegnato loro come usarle, e così, quando si incontrarono per la prima volta, fecero per parlare, ma rimasero in silenzio.

Anteo avrebbe voluto dire “Ciao”, Antea invece “Mi chiamo Antea, tu?”, ma entrambi pensarono “No, aspetto un altro po’, magari domani”. E questo non deve stupire, perché in quei primi esseri gli dèi ancora inesperti non avevano inserito il software “Carpe Diem”, ma di questa dimenticanza li possiamo anche perdonare, visto che in quel primo Mondo ancora non esistevano né il software né Orazio. E così Anteo e Antea passavano i giorni a guardarsi. 

“Ha davvero dei bei capelli. Fra 100 passi glielo dico. Anzi fra 200. E se si offende? Vabbè, domani glielo dico sicuramente”

“Che belle mani che ha. Dopo quella curva glielo dico. Anzi, dopo quel semino lucido. E se si offende? Vabbè, domani glielo dico sicuramente”. 

E i giorni diventarono settimane, e mesi.

“Stringimi più forte perché ho freddo. Appena finisce di mangiare l’anguria glielo dico. Anzi, gliene faccio prima mangiare un’altra fetta perché vedo che ha fame. E se si offende? Vabbè, domani glielo dico sicuramente”

“Mi piace tanto quando ridi. Appena si sveglia glielo dico. Anzi, meglio se dorme un altro po’, ché la giornata sarà lunga, ma dopo glielo dico. E se si offende? Vabbè, domani glielo dico sicuramente”

E i mesi diventarono anni, e Anteo e Antea si guardavano sempre ma senza conoscere il suono delle loro voci. Domani. Domani avrebbero detto tutto. Ma il domani arrivava e passava, e così quello dopo e quello dopo ancora e il tempo passò e loro invecchiarono e i domani a loro disposizione, come tutte le cose, finirono. E poco prima di chiudere gli occhi, questa volta senza un domani possibile, fecero entrambi per parlare ma, infine, tacquero, perché tutto quello che da sempre avrebbero voluto dirsi ormai, in fondo, lo sapevano già. E tenendosi per mano si guardarono per l’ultima volta. 

E gli dèi, che già da tempo non erano più bambini, videro la scena, e piansero per quei due esseri che avevano raggiunto la consapevolezza dell’altro attraverso l’inconsapevolezza di sé e presero quel primo Universo e quel primo Mondo e lo salvarono in formato .docx con il nome di “La procrastinazione degli dei” e lo postarono su The Clerks e, ancora con gli occhi umidi, si dissero:

– Adesso però creiamo un altro Universo e un altro Mondo con altri esseri, ma tutto più bello e senza questa sofferenza, senza morte e dove tutte le storie hanno un lieto fine.

Poi alzarono gli occhi al cielo e videro che era quasi l’alba.

-Vabbè, facciamo domani.

Spensero la luce e andarono a dormire. 

Artwork di Alessandro La Cognata.