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Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.

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L’ultimo proiettile la notte di Natale

di:

(Racconto di Natale)

La stanza era avvolta dal profumo del caffè mentre dalla radio una voce gracchiante spezzava il silenzio.

[…e ricorre oggi il ventunesimo anniversario dalla fine della Terza Guerra Mondiale…]

E intanto fuori continuava a nevicare.

[…trecento milioni di morti e intere nazioni…]

E intanto il fuoco scoppiettava nel camino.

[…ma c’è grande apprensione per l’attuale tensione tra i tre blocchi…]

E intanto l’uomo seduto sulla poltrona rossa si accarezzava la barba con gli occhi socchiusi.

– Brutte notizie, capo?

– Come sempre, caro Frollino… e la colpa è dei tuoni.

– Ehm… dei tuoni?

– Sai perché gli Uomini hanno smesso di spaventarsi dopo un tuono? Perché hanno smesso di usare la fantasia per spiegare il Mondo… e sono diventati sempre più cinici e incapaci di provare stupore per le piccole cose… i bambini non pensano alla guerra perché hanno paura dei tuoni, gli adulti, invece… Comunque, dovevi dirmi qualcosa?

– Si capo, il Reparto Tecnico ha completato la rispolveratura magica delle renne, siamo pronti per il collaudo annuale.

– Bene Frollino, molto bene. Avvisa il Reparto Stalle che fra mezz’ora parto per il giro di prova.

– Bene capo, procedo immediatamente.

E l’uomo si alzò dalla poltrona, riempiendo la stanza con la sua sovrabbondante presenza fatta di barba e di rosso, e si diresse al Reparto Stalle, che fremeva di attività di una moltitudine di piccoli operai dalle buffe scarpe e con inspiegabili cappelli a cono.

– Capostalla Wunorse, è tutto pronto?

– Tutto pronto, controllato e in perfetta efficienza, capo!

E mentre il Capostalla Wunorse parlava, diversi operai dalle tute blu terminavano le ultime lucidature agli intarsi d’argento di una enorme ed elegante slitta tutta foderata di rosso e di pelliccia mentre altri dalle tute bianche davano le ultime carezze alle otto renne già pronte ai loro posti.

– Molto bene, ottimo lavoro!

E con un salto inaspettatamente agile salì sulla slitta e afferrò con mano ferma le redini.

– Dai, Saetta! Dai, Ballerino! Dai, Rampante e Bizzoso! Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta! Dai presto, Muovetevi!

E la slitta foderata di rosso e di pelliccia partì velocissima in una scia di impalpabili scintille bianche e gialle e rosse e meno di un respiro dopo svaniva tra le basse e dense nuvole grondanti neve lenta.

– Qui Slitta “Natale 1” a Sala di Controllo “Korvatunturi”, mi sentite?

– Sala di Controllo “Korvatunturi” a Slitta “Natale 1”, la sentiamo forte e chiaro.

– Condizioni ottime, assetto, reattività e trazione funzionano egregiamente, velocità al 60%, prua allineata al radiofaro IH897.

– Bene, Slitta “Natale 1”, ci ricontatti in prossimità del punto di risalita del Blocco Meridionale. Passo e chiudo.

E il viaggio proseguì senza intoppi per la successiva mezz’ora, sempre attentamente seguito dalla Sala di Controllo “Korvatunturi” quando, improvvisamente, alle coordinate 39°43′N 12°55′E, nei pressi del Punto Condor, una zona dove i confini dei tre Blocchi si intersecavano causando un sostanziale silenzio radio, dagli schermi radar il puntino indicante la Slitta “Natale 1” scomparve.

– Ma… che succede? Hai visto?

– Slitta “Natale 1”, qui Sala di Controllo “Korvatunturi”, rispondete, prego… Slitta “Natale 1”, mi sentite? Slitta “Natale 1”, ci siete?

– … … … 

E immediatamente scattò l’allarme, e vennero informati i governi dei tre Blocchi affinché attivassero tutti i dispositivi di ricerca e soccorso. Ma non ce ne fu bisogno. Meno di un’ora dopo, un telegramma inviato da un peschereccio diede la notizia.

“Zona Punto Condor trovati resti slitta rossa Stop Fiamme ovunque Stop Nessun superstite. Stop.”

Alle prime luci dell’alba, un incrociatore del Blocco Meridionale riportò i resti della Slitta “Natale 1” al porto di Cala dove vennero accuratamente esaminati da esperti e periti, e nel primo pomeriggio il Direttore Generale Re del Blocco Meridionale, Dottor Duca Conte Armadillo Pastrocchio, in una affollatissima conferenza stampa, annunciò:

– Signori, dopo minuziosissimi esami effettuati dai massimissimi espertissimi forensi, posso affermare che Slitta “Natale 1” è stata abbattuta da un missile terra-aria-acqua-fuoco, quasi sicuramente proveniente dal Blocco Nord-Occidentale o dal Blocco Orientale. Un atto gravissimo, che mina le fondamenta del nostro potere ma, vi assicuro, che non resterà impunito!

E un’ora dopo, a migliaia di chilometri di distanza, nella capitale del Blocco Nord-Occidentale, anche il Generale Ammiraglio Presidente, Ten. Col. Donaldo Nikon, indisse una conferenza stampa.

– Signori, la tragica perdita di Babbo Natale, luminoso faro garanzia residuale di umanità pura, ci coglie impreparati e ci addolora. Ma, vi assicuro, che il vile attentato, quasi sicuramente opera del Blocco Orientale o del Blocco Meridionale, non resterà impunito!

E un’ora dopo, a migliaia di chilometri di distanza, nella capitale del Blocco Orientale, anche il Segretario generale del Comitato centrale del Partito Ciompista dell’Unione Orientale, Iosif Molotovino, indisse una conferenza stampa.

– Compagni Camerati, lo strabordante imperialismo del Blocco Nord-Occidentale o la piratesca vigliaccheria del Blocco Meridionale hanno oggi, in questa data che mai sarà dimenticata dalla Storia, abbattuto il compagno camerata Babbo Natale, da sempre alfiere indomito della rossa bandiera ma, vi assicuro, che nulla resterà impunito!

E un’ora dopo, nelle capitali dei tre Blocchi, si ordinava la mobilitazione degli eserciti, delle marine, delle aeronautiche e delle industrie belliche.

E un’ora dopo gli Uffici Propaganda indottrinavano le masse e gli Uffici Censura censuravano il dissenso.

E un’ora dopo i tre Parlamenti votavano risoluzioni di condanna e approvavano sanzioni.

E un’ora dopo in ogni le chiese di ognuno dei tre Blocchi si invocava il proprio dio e si inveiva contro i falsi dei degli altri due blocchi.

E un’ora dopo, in tre punti diversi delle tre frontiere, piccoli incidenti tra le guardie di confine sfociavano in fucilate dall’una e dall’altra parte.

E un’ora dopo ogni ministro degli Esteri di ognuno dei tre Blocchi presentò agli ambasciatori degli altri due Blocchi la dichiarazione di guerra.

E un’ora dopo le ore smisero di essere contate.

E ogni esercito invase un Blocco e ogni Blocco fu invaso, e ogni mare fu bombardato e tutti i cieli furono solcati da stormi di aerei atomici, e per giorni, e poi settimane, mesi e anni. E dopo per ancora altri anni, fino a quando la linea del fronte non si ridusse ad un punto al centro del Continente lungo centinaia di chilometri, con i rimasugli dei tre eserciti schierati l’uno contro l’altro a spararsi, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno.

E alla fine le miniere smisero di estrarre minerali perché non c’erano più minatori, e le fabbriche di armi smisero di produrre proiettili perché non c’era più metallo, e gli eserciti smisero di spararsi contro perché erano finite le munizioni.

L’ultimo colpo fu sparato la notte di Natale, poi fu il silenzio.

E dopo qualche ora di quel silenzio strano nelle trincee le domande si rincorrevano.

– E adesso che si fa?

– Ma che succede?

– Perché non sparano?

– Anche loro sono rimasti senza munizioni?

– Ci arrendiamo?

E alle prime luci di un freddo mattino di un Natale di tantissimi anni dopo dall’inizio di una guerra di cui ormai nessuno più ricordava i motivi che l’avevano scatenata, tre soldati dei tre eserciti, tutti con la bandiera bianca, uscirono dalle rispettive trincee e andarono verso il centro del fronte, nella terra di tutti e di nessuno. Si fermarono tutti nei pressi di un melograno bruciacchiato, unica presenza ancora viva in una distesa di crateri e di terra carbonizzata. 

– Buongiorno, mi chiamo Etana, del Blocco Meridionale.

– Buongiorno, mi chiamo Zefrio, del Blocco Nord-Occidentale.

– Buongiorno, mi chiamo Ebanistro, del Blocco Orientale.

E subito scoprirono che la guerra sarebbe potuta anche finire perché nessuno aveva più le armi per combatterla.

– Ma poi a voi qualcuno ha spiegato perché ci stiamo facendo la guerra?

– A noi nessuno ha detto niente, a voi?

– No, niente.

– Ma perché non venite nella nostra trincea, abbiamo dell’ottimo caffè…

– Noi invece abbiamo degli ottimi cornetti…

– Noi abbiamo un cuoco che per oggi ha preparato degli gnocchi che fanno commuovere…

– Ma perché non costruiamo un enorme tavolo e pranziamo tutti insieme qua, sulla terra di tutti e di nessuno?

– Bella idea!

– Si!

E un’ora dopo migliaia di soldati con tre divise diverse tutti insieme costruivano tavoli, preparavano piatti, si scambiavano doni, pregavano spalla contro spalla, giocavano a palla. 

E un’ora dopo le ore ricominciarono ad essere contate.

E un’ora dopo si brindava per chilometri lungo il fronte, e quando il pranzo fu finito si decise di ritornare a casa, invitandosi l’un con l’altro per visite future.

E un’ora dopo, mentre i tre eserciti erano in marcia in tre direzioni diverse arrivarono, dalle tre retrovie, i generali e i colonnelli e i carabinieri a cavallo con le spade sguainate per costringere i soldati a ritornare in trincea e ad ammazzare e a farsi ammazzare per la patria, per dio e per il capitalismo. Ma nessuno, ormai, ne aveva più voglia, e i soldati dei tre eserciti attaccarono i generali e i colonnelli e i carabinieri a cavallo con le spade sguainate, e un’ora dopo era tutto finito. E i soldati ritornarono nelle città e si tolsero le divise, e i governi si spaventarono e inviarono altri carabinieri a cavallo con le spade sguainate per costringerli a ritornare al fronte, ma ormai nessuno ne aveva più voglia, e i soldati e i cittadini attaccarono i carabinieri a cavallo con le spade sguainate, e un’ora dopo attaccarono anche i governi, e i tre Blocchi cessarono di esistere. E fu così che finì tutto.

E i tre popoli divennero un unico popolo e si decise che l’unica minaccia alla pace erano i potenti e i governi e quindi mai più qualcuno avrebbe potuto avere più di un altro e solo il popolo avrebbe governato. E tutti finalmente ritornarono a guardare le stelle. 

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Ma chi era stato il responsabile dell’uccisione di Babbo Natale? Nessuno. La Slitta “Natale 1” esplose in volo per una bomba piazzata dallo stesso Babbo Natale poco prima di partire. Perché? Perché era consapevole che solo un’ultima, grande, spaventosa e definitiva guerra avrebbe, forse, finalmente eliminato il concetto stesso di guerra dal cuore dell’Uomo, facendolo ritornare a tremare dopo il boato di un tuono. O almeno, questo è quello che pensava lui poco prima di farsi saltare in aria.

Artwork di Alessandro La Cognata.