EDITORIALE

Chissà chissà domani

di:

Artwork di Alessandro La Cognata.

Su che cosa metteremo le mani
Se si potrà contare ancora le onde del mare
E alzare la testa
Non esser così seria, rimani

Finto un anno ne comincia un altro, la regola è questo. Ma se poteste tornare indietro? Se poteste scegliere l’anno a cui tornare? Sono sicura che come me scegliereste l’anno che vi ha fatto sentire bene, felici in pace con voi stesso. Ok, magari non tutto l’anno, ma ci siamo capiti. Io tornerei nel 1999, non successe niente di che ma avevo 17 anni e l’ho vissuto alla grande. Grandi concerti, grandi amici, grandi corse, grandi gare, grande tutto. Niente di che, solo felicità.


I russi, i russi gli americani
No lacrime non fermarti fino a domani

Sarà stato forse un tuono
Non mi meraviglio
è una notte di fuoco

E invece ci becchiamo il 2023, grandi guerre, grandi carestie, grandi glaciazioni, grand incendi, grandi sbarchi, e potrei continuare ma in questa serata di fine dicembre non vorrei deprimermi troppo. Anche se ce lo meritiamo.


Dove sono le tue mani
Nascerà e non avrà paura nostro figlio
E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani. le sue mani
Si muoverà e potrà volare
Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà futura.

Il fatto che vi scrivo dalla Sicilia dove stamattina c’erano 25 gradi dovrebbe mettermi di buon umore, ma non è un buon segno. Il futuro lo vedo arso, e qui ci vorrebbe un livore quotidiano del nostro Lacinskij. Meno quarantacinquegradi in America e 25 in Sicilia, non ditemi che va tutto bene.

Il suo nome detto questa notte
Mette già paura
Sarà diversa bella come una stella
Sarai tu in miniatura
Ma non fermarti voglio ancora baciarti
Chiudi i tuoi occhi non voltarti indietr
o

Questo futuro come sarà mai se continuiamo a inquinarlo con mari di plastica e 59 guerre l’anno? E il fatto che 58 di queste siano nel sud del mondo ma in tv si parla solo dell’unica nel nord cosa ci dice? Che siamo dei fottuti razzisti, mettiamoci l’anima in pace.

Qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
E sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio.

I grandi burattinai nel frattempo ci distraggono coi mondiali, su cui non spenderò altre parole, mentre a fine anno facciamo la conta di chi non c’è più (come Pelè o un papa a caso), di chi abbiamo perso davvero (addio al maestro Angelo Badalamenti) e di cosa potremmo ancora perdere.

Di più, muoviti più fretta di più, benedetta
Più su, nel silenzio tra le nuvole, più su
Che si arriva alla luna, si la luna
Ma non è bella come te questa luna
è una sottana americana

Tuttavia dentro di noi c’è sempre quella speranza, fottuta speranza, che qualcosa possa andare meglio, che nonostante tutto viviamo nella parte fortunata del pianeta e abbiamo ancora i soldi per un caffè al bar con gli amici, e possiamo vestirci come vogliamo e adorare il dio che ci convince di più, mentre se hai 14 anni, vivi in Iran e mostri i capelli ti struprano e uccidono in una caserma.


Allora su mettendoci di fianco, più su
Guida tu che sono stanco, più su
In mezzo ai razzi e a un batticuore, più su
Son sicuro che c’e’ il sole
Ma che sole è un cappello di ghiaccio
Questo sole è una catena di ferro
Senza amore, amore, amore, amore.

E ancora il tg annuncia la nuova manovra finanziaria, parlano di ricette elettroniche e pagamenti pos (se la moda è tornata agli anni ’80 il governo si mette in linea) mentre vedo giornalisti in ucraini bersagliati dai cecchini. Non è normale. Non va bene.

Lento lento adesso batte più lento
Ciao, come stai
Il tuo cuore lo sento
I tuoi occhi così belli non li ho visti mai
Ma adesso non voltarti
Voglio ancora guardarti
Non girare la testa
Dove sono le tue mani

Un pensiero corre al vecchietto andato in ospedale con una bomba nell’ano, penso volesse andarsene con stile ma non ha avuto il coraggio.


Aspettiamo che ritorni la luce
Di sentire una voce
Aspettiamo senza avere paura, domani.

Caro mio, l’idea era giusta, ma il culo sbagliato. Ne avrei in mente tanti dove sarebbe stata bene: guerre finite in un boom, carestie finite in un boom, dittature finite in un enorme boom. Boom. Senza paura di dover aspettar domani. (Lucio Dalla)