EDITORIALE

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Artwork di Alessandro La Cognata

Four Women

di:

Artwork di Alessandro La Cognata.

My skin is black

My arms are long

My hair is woolly

My back is strong

Strong enough to take the pain

inflicted again and again

What do they call me

My name is AUNT SARAH

Eh, se fossero quattro sarebbero comunque troppe. Ad oggi sono invece 106 le donne uccise in Italia, ma il conto diventa incontrollabile se consideriamo tutto il mondo: nel 2022 il totale è stato di 89000. E con due guerre in più come adesso non oso immaginare il conto di quest’anno. Pelle nera, bianca o zafferano poco importa, erano sicuramente vestite male o avevano osato rispondere all’uomo che le ha uccise. O, per tornare a fatti più recenti, si stavano laureando più velocemente dell’ex e volevano andare via.

My name is Aunt Sarah

My skin is yellow

My hair is long

Between two worlds

I do belong

My father was rich and white

He forced my mother late one night

What do they call me

My name is SAFFRONIA

My name is Saffronia

E mentre il mondo cerca di correre ai ripari approvando leggi contro il femminicidio, ci si dimentica anche di quella violenza che non si menziona quasi mai, quella “piccola”, quella che quando la fai notare qualcuno ti risponde “ma sei sicura? Forse stai esagerando”. Parlo di quando un uomo ti interrompe per dire esattamente quello che stavi dicendo tu ma meglio, quando si da per scontato che non sai usare un trapano, quando si rivolgono al tuo socio invece che a te per parlare di affari, e mi fermo qui ma si potrebbe continuare all’infinito. Cari uomini, è vero che a volte non lo fate apposta, ma forse è il momento di farci caso e starci attenti, perché a stare da questa parte dell’umanità non si sta tanto comodi, dovreste provarlo.

My skin is tan

My hair is fine

My hips invite you

my mouth like wine

Whose little girl am I?

Anyone who has money to buy

What do they call me

My name is SWEET THING

My name is Sweet Thing

Si sta un po’ come un leone in gabbia, che se poi quella bestia esce dal recinto finisce come a Ladispoli, con tutto il quartiere chiuso in gabbia a casa e lui a spasso libero per le strade a ipotizzare per la prima volta quello che pensavate voi guardandolo dietro le sbarre: “affascinanti queste creature, ma chissà cosa pensano chiusi lì dentro tutto il giorno”. E non ci sono scioperi generali che tengano né ministri che minacciano l’abolizione del diritto a farlo, non basteranno cento alluvioni a sotterrare il mondo: il leone sta fuori, ed è incazzato.

My skin is brown

my manner is tough

I’ll kill the first mother I see

my life has been too rough

I’m awfully bitter these days

because my parents were slaves

What do they call me

My name is PEACHES

E voi, care donne, non vi fate abbindolare, non vi fate zittire, non vi fate ammazzare, chiamate il 1522 e mettetevi in salvo: se urla forte e sbatte le porte lo schiaffo è vicino, poi c’è un pugno e infine un coltello. Lo so che Natale arriva e sembrano tutti più buoni, ma l’erba cattiva non muore mai, soprattutto sotto le feste. (Nina Simone)