EDITORIALE

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Artwork di Alessandro La Cognata

Se questo è un uomo

di:

Artwork di Alessandro La Cognata.

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

Questo sarà un editoriale amaro, me lo sento. Si, perché avrei voluto dire al signor Levi che nessuno potrebbe mai dimenticare le atrocità commesse nei vent’anni più bui d’Europa e invece accendo la tv, accendo la radio, leggo un giornale, sfoglio un blog e mi viene solo voglia di vomitare.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.

Attenzione, non che gli ultimi 80 anni siano stati tutti rosa e fiori, ma quando si arriva al paradosso si spolpa l’osso, e scusate il gioco di parole. Quando chi ha subito quello che questa poesia descrive fin troppo bene si trova dall’altra parte col mitra in mano e commette un genocidio di massa senza neanche rendersene conto, anzi giustificandosi, cosa dovremmo dire? Risale di nuovo la nausea.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.

Già, abbiamo ripetuto tutto a tutti, abbiamo scolpito nei nostri cuori quello che è successo, ma forse il problema è stato non prendersi sufficientemente la colpa, far finta che il problema fosse di qualcun altro e non degli italiani brava gente.

Adesso c’è l’ultima parte della poesia, quella che preferisco, quella delle conseguenze, che inesorabilmente ricadranno su di noi come la cenere di un camino di Auschwitz.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi
(Primo Levi)