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"Ledi emotional day" è la rubrica del ledi diario di bordo in una giornata gheriglio. Dentro è scatola delle meraviglie, non sai mai cosa aspettarti ma qualcosa è sempre lì a tremare nell'ombra.

Ledi Emotional Day #9

di:

Ciao detestabili destabilizzati emotivi, come va? Ieri sera ho provato a usare il coso del telefono, il fatto apposta per scrivere su word senza digitare con i ditini ma digitando con le dentine e la linguettina. Trascrittore vocale, dettatore dittatore, come lo vogliamo chiamare. Quindi come intro pasticcina vi metto il risultato non editato di quel che ho blaterato ieri provando a usare questo strumento, dato che ho il nervo dell’ulna compresso e scrivere è un calvario in questo momento per me. Dice coso:

“Penso e scrivo simultaneamente e cerco di scrivere più fedelmente possibile direttamente il mio pensiero se io dovessi dirlo a voce alta già si trasformerebbe in questo processo è lo scrivo è più velocemente possibile se parlo per cui quello che ho potuto prendere con la bocca sarebbe proprio un altro tipo di di scrittura di narrazione che non corrisponderebbe il mio pensiero è il tuo pensiero sarebbe un altro e un altro ancora ma che non voglio usare è possibile direttamente sì se io dovessi dire ad alta voce comunque invece da questa situazione potresti provare ma Les quindi mettiamo caso che questo fosse il nove in questo momento infatti nel tuo complesso che mi disabilita braccio l’alto sinistro compresa la mano no no aspetta non potendo lascia stare non potendo non potendo scrivere digitare con le tue mani ne andassi al computer né con quel telefono perché mi provocherebbe una sollecitazione una sollecitazione del movimento minimo ma comunque sufficiente a darmi fastidio e informarmi allora sei giustificata a utilizzare questa cosa qua di Google Google Word cosa le Note le Note del del tuo iPhone ok quindi utilizzerei sistema di che sta registrando la mia voce la sto trascrivendo per tenere le mani e le braccia in alti ed evitare quindi di farmi del male visto che è un mese che sto in queste condizioni e sta scrivendo la tesi di merda ecco quindi sarebbe curioso vedere se io probabilmente questo testo lo lascio così come sta scrivendo il mio è questo il nove però devi considerare anche che come ti ho detto prima a parte che ho fumato quindi ciao ma il punto è proprio quello che è il mio cervello entra in un tipo di funzionamento differente ce lavora in un altro modo perché se io non sto muta nel e nella scrittura velocissima con la mia testa questa questa voce questa verbalizzazione mette un muro tra il pensiero è la mia scrittura capito io come sai in questi non sto scrivendo in questo momento c’è anche se cosa sta scrivendo per me io sto lavorando con la mia testa per scrivere perché quando io parlo quando si parla quando io parlo io non dico niente cioè parlare quando parli quando parli voce alta e il tuo cervello fa sta facendo un lavoro in più che l’impedisce di trasferire diciamo in purezza che poi non è mai purezza il pensiero così per come viene pensato la scrittura lo fa meglio anche se sempre la roba un surrogato perché non c’è niente che può veramente restituire quello che è che fa il pensiero ok però se io so anche che non è questione di abitudine no ci sono molti scrittori sono molte persone che fanno questo tipo di che scrivono così no perché magari anche una questione di abitudine io non ho questa abitudine quindi quindi non lo so non lo so non lo posso usare per la scrittura perché è proprio un altro tipo di effetti mi hai fatto pensare potrebbe essere divertente anche perché non mette la punteggiatura e quindi poi alla Zeiss il tuo Ulisse la tua Penelope bello anche quello che stai dicendo tu adesso e quindi poi non si capirà che tu questa frase tipo l’hai detta tu parlando io è pazzesco ma avete anche la risata tipo no la messo questo tasto salva lo puoi salvare senza fare modifica non toccarlo ce l’ha solo così metti pronto e lo salvi così io poi domani ti do questo c’è questo corpo di testo che ho creato assolutamente phone comunque noioso e poi altri due c’è il racconto che è una cosa che scritto un anno fa ma non posso che fare così perché appunto non potendo scrivere non hai idea della”.

Parlavo di dinamite nel ledi emotional 8, ma mi riesce difficile scrivere con un braccio fuori uso. Dovrei usare una mano sola ma è frustrante, perché vado a rilento e perdo i pensieri. Vi lascio un favoloso racconto di un’estate passata, così faccio un copia incolla e non infiammo ancora il mio nervo ulnare. Questo racconto parla di glitter e di cazzo e di smegma/sperma luminoso. Buona lettura. Grazie, buon appetito.

Pina e Donatello stavano festeggiando l’addio a celibato e nubilato insieme. Avevano scelto un grazioso agriturismo che allestiva tavolate molto lunghe con piatti e bicchieri di plastica come si usava una volta, rigorosamente non eco sostenibili. Pina e Donatello avevano deciso di organizzare scherzetti prelibati ai propri commensali, in quanto futuri sposi. Inizialmente gli amici avevano protestato, sostenendo il fatto che l’usanza dello scherzetto fosse orientata verso gli sposi; alla fine tutti accettarono perché comunque si trattava di un ricevimento opulente e avrebbero colto l’occasione per abbuffarsi, essendo poveri come gli scemi. Nel racconto poco conta quel che Pina e Donatello architettarono per deliziare gli invitati, preme di più soffermarsi sullo scherzetto rivolto a Gustavo, amico di viaggi in autostop e battaglie con le slot machine. All’interno dell’agriturismo c’era una cisterna adibita per il giardino inglese circostante e i futuri sposi chiesero a Gustavo di calarcisi dentro. “ma che scherzo è, ragazzi. Non riesco a capire come potrebbe far ridere”, protestò lui. Alla fine Gustavo venne chiuso dentro la cisterna e rimase lì dentro al buio e a mollo, per un’ora. Nessuno sapeva però che la sera prima, nella cisterna dell’agriturismo, bambini in delirio compleanno avevano gettato boccette di glitter per giocare con animaletti poco desiderosi di affogare. Gustavo tornò alla tavolata infreddolito e arrabbiato, ma decise di mantenere un sorriso contratto e penoso come tutti gli altri per arrivare al momento finale della torta e dei dolci. Ignaro, non sapeva che, durante l’ammollo nella cisterna, un glitter aveva trovato tiepida casa tra il glande e il prepuzio. Gustavo riprese a ridere e divertirsi, così che verso la fine della festa Monica si fece notare e ammiccante, propose un ulteriore trastullo in privata sede. Il glitter non aveva nessuna intenzione di finire accidentalmente frizionato dalla penetrazione per poi finire sempre accidentalmente nelle pieghe cavernose e umide della vagina. Durante il viaggio in macchina, quindi, si spinse verso la cima del pene e si lasciò cadere dentro un foro ben più grande del suo diametro. Andò così tanto in profondità da trovarsi a mollo in un liquido importante e caldo, al buio. Nessuna possibilità di risalita, il glitter fissava dal basso verso l’alto la strada che l’aveva portato in quel pozzo senza luce e si rassegnò a restare lì per sempre. Gustavo pensava alla sborra che avrebbe espulso sulla faccia di Monica e guidava allegro. I tre in macchina (Gustavo, Monica e il glitter) non sapevano che lo sperma che avvolgeva glitter stesse facendo una strana magia e glitter venne smembrato in innumerevoli microglitter vischiosi. Lo sperma di Gustavo, infatti, era ricco di plastiche e loro avevano immediatamente riconosciuto glitter come parente affine, diverso, eccentrico, ma pur sempre parente. Mentre il liquido caldo lo avvolgeva, tutte le microplastiche l’avevano circondato e abbracciato contendendoselo e smembrandolo per farlo diventare parte di tutta una crema luminosa plasticosa, del leviatano della polluzione oscura. È grazie al rapporto sessuale di Gustavo e Monica se oggi anche le secrezioni vaginali sono scintillanti. Entrambi zoccolette, Gustavo e Monica furono infatti complici della progressiva estensione a macchia d’olio del sexo glitter. Pare infatti che se non hai glitter nei liquidi del tuo prima durante e dopo l’orgasmo sei nessuno mischiato con niente. 

Fine del racconto, fine dei giochi. Inizia l’estate e sento tutto bruciare. Sembra che ogni cosa possa cambiare da un momento all’altro, ma la mia cellulite sta lì e cerca solo specchi su cui rimirarsi per convincere me a non cambiare mai e poi mai. E come si potrebbe cambiare nel presente. Non succede niente. Mi sto trasformando in una pietra. Avete presente Perseo con la cosa che pietrifica? Vedo Medusa ovunque; prima ce l’avevo io stretta nel pugno, le tenevo le ciocche incrostate di sangue tra le dita. Cammino con gli occhi a terra, ma capita spesso di doverli levare su, verso altre bassezze. Non so quando e chi mi abbia sottratto quella testa, ma non è più qui a proteggere. E’ lì, ci giocano a palla avvelenata e diventa complicato avventurarsi fuori. Non credo nella lotta, so nascondermi. Tuttavia non esistono più nascondigli sicuri o duraturi e pietrificandomi divento pure meno agile. Ho persino paura di ritrovarmela nello specchio a tradimento, perciò ho iniziato a evitarli li specchi, ma così non sono più sicura al cento per cento di chi cosa e come sono. Senza specchio mi pare più faticoso restare sul filo a seguirmi mentre faccio delle cose. Non so più a cosa penso e se penso. L’arte della solitudine mi era possibile ad altre condizioni, ora è soltanto una costrizione per sottrarmi a disagi e pericoli di ogni sorta. Inizierò a chiedere un compenso per uscire. A chi. A me stessa, naturalmente. Ardua la scrittura, man mano che tutto dentro la testa si pietrifica. Non posso più ascoltare la musica e non ne posso nemmeno indagare le ragioni sempre per via della pietrificazione. C’è sempre tanto da andare. E andiamo. Andata, non si riesce. Ritorno, non tengo moneta, non si torna. Passo dopo passo, se metto un piede avanti l’altro deve seguire, questo ci si aspetta. A forza di metterne uno avanti, si arriva. Ho perso la memoria e mi sto affidando a cose che faccio automaticamente. Né i vestiti che ho, né i libri mi danno indizi. E i miei disegni vanno fatti e archiviati, come pensieri se ne vanno e non li incontro più. Se chiedo loro aiuto o alle fotografie o agli hard disk sento che potrei rompermi in mille pezzi. Resto ad abbronzarmi sotto i raggi di un sole nero che non può più tramontare ma solo avvicinarsi inghiottente e schiacciante. Sento rumore, c’è troppa confusione e pensavo di sentirla già ma ora è presenza. Sto pensando che probabilmente sto pezzo non sia abbastanza lungo, ma credo che le palle ve le sfracelli in saziante modo.

Liquidi e cibo sono nauseanti anche quando sono avida e ingolosita. Oggi ho comprato delle cosine in un negozio dell’usato: tazzine, calici, bicchieri dipinti. Mi ci ha portato una mia amica. Si tratta di un posto non immediatamente visibile e perciò le ho chiesto come facesse a conoscerlo. Mi ha risposto: un ragazzo spagnolo che ha conosciuto su Tinder. Molto utili i social e le app. Penso che non avrò mai occasione di poterne sfruttare a pieno le potenzialità e i benefici. Tutte le cose, comunque, giungono alla fine. A presto, a qui.

Disegni di Leda Gheriglio.