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Livori quotidiani, quelli classici. Solo che dalla routine quotidiana noi ne parliamo in termini social-musicali. Si, tutti fenomeni di costume più o meno italici ma soprattutto tratti dai usi e costumi dei social che provocano allergie, fastidi, singulti, movimenti peristaltici, etc. Ma si parla anche di tutte quelle musiche che fatichiamo ad accettare o non abbiamo più l’età per ritenere speciali: una scena che scena non è mai stata da qualche parte remota o nella città in cui si fatica a vivere. Figurati quella indipendente, che è tipo il mainstream ma con meno zeri nei cachet!
Riflessioni poco ponderate (si, il controsenso certo, ovvio), scritte a raffica durante insonnie da weekend, farmaci per il reflusso/gastrite inerenti il mondo della musica italico, i (mal)costumi dei social che sembrano l’avanspettacolo da tv locale di tanti anni fa.
Mi correggo: il cabaret è meglio di questa farsa imprenditoriale moderna, che va bene eh, ma vi state portando i coglioni con le pari opportunità che vogliono i poppettari (o polpettari secondo la terminologia catanese)dal basso che vogliono essere manipolati, ma compiacendosi.
Vabbè, ne leggete uno al mese dei LIVORI QUOTIDIANI.
Se non gradite questa rubrica all’interno di questa - suppongo - rispettabile webzine, lamentatevi con il caporedattore.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari, è del tutto casuale.

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Livore di Dicembre

di:

Parte I

Le bombe, la macchina che mi lascia a piedi (leggi: si guasta), un capo reparto che mi urla contro, le classifiche di fine anno di qualsiasi cosa, Spotify che mi descrive come un vampiro per il mio wrapped di fine anno e io che mi interrogo sulla retorica attuale dell’inclusività mentre vengo caratterizzato come un  ascoltatore “cattivo” perché non mi piego alla logica del mainstream, del sistema, di quello che le femministe oltranziste vedono come patriarcato ma che fatta la summa di quello che ho appena elencato ha sempre lo stesso nome di merda: IL CAPITALISMO.

Il patriarcato è capitalismo. Il matriarcato è capitalismo. La non inclusività è capitalismo. Il precariato è capitalismo. L’odio per le minoranze? Capitalismo. La guerra? Capitalismo.  Qualsiasi tipo di atteggiamento che inneggia alla violenza? Capitalismo.

Il nemico è uno, ma non lo volete accettare perché rinunciare all’individualismo di merda è per tutti coloro oramai troppo schiacciati dal sistema troppo difficile.

Abbandonare il piacere che vi dona un like o del sentirsi migliori degli altri?

Impossibile per un umano di oggi.

Fa cagare, rovina la società eppure nonostante le lamentele continue di tutti quelli che vedo sui social sempre tutti questi (stronzi) lo abbracciano perché la logica del consenso e dei like piace a tutti.

Soffrite ma vi piace prenderla in quel posto (e si è un’espressione violentemente sessista ma è importante in questa fase usare termini violenti per fare capire il fastidio che si prova).

Io sono meglio di te = Capitalismo.

Io voglio qualcosa che qualcun altro ha: capitalismo.

Il mio pensiero è socialista, definitivo, completo.

Un popolo, una specie, una nazione sola.

Unione. Il capitalismo invece divide.

Attentati insurrezionalisti? Certo, l’assassinio politico è un’arma seria e se vuoi la rivoluzione ti devi organizzare, farti il letto al mattino, serve disciplina e organizzazione paramilitare altro che chiacchiere utopiche al bar.

Guerra è pace, sì, con l’accento. Il natale è alle porte. Chissà che puttanate diranno i media sui bambini palestinesi e il loro natale. Il buonismo americano, l’eurocentrismo destrutturata da retorica telegram filorussa.

Almeno fosse filosovietica. No, la politica russa oggi è vergognoso. Putin? Te lo definisco in siciliano n’pagghiazzu.

Non ho granchè da dire, scriverò qualcos’altro più avanti, a Natale c’è sempre un momento speciale (di merda speciale forse), mi aspetto più puntate dei livori per questo fine anno 2023 che personalmente mi sta sembrando un incubo del cazzo.

Ho iniziato a raccogliere testimonianze di gente della classe media e delle sue terribili storie, Choi non trova lavoro, chi viene umiliato, chi viene picchiata, chi non ce la fa più e sembrerebbe che lo xanax sia la panacea di tutti i mali perché bisogna accettare questa società così com’è.

Compagne e compagni, alla lotta. Smetterla coi post di lamentela subito, incontriamoci, meniamoci ma concludiamo qualcosa che dei post pieni di paura e odio ne ho piene le palle. Sapete benissimo a cosa mi riferisco e non sono d’accordo,  con la modalità retorica che reputo da sfigati vigliacchi ed è rigorosamente incompleta. I problemi sono collegati, l’odio genera odio lo volete capire?

Veramente vogliamo vivere di post di ribellione sui social e frustrare i nostri sogni di cambiamento.

Insorgiamo, boicottiamo, consumiamo criticamente.

Io ho appena scelto la via dell’ermetismo, grazie Céline, per me adesso il viaggio non termina alla fine della notte sta appena iniziando al mattino presto, armato.

non posso fare a meno di dubitare che esistano altre autentiche realizzazioni del nostro io più profondo, che non siano la guerra e la malattia, questi due infiniti dell’incubo

PRCMDN.

Livore sui Natale parte II: l’inizio delle feste natalizie.

Quando si è giovani ci si emoziona per tutto: la vita esplode nella sua potenza, forza e tutte quelle belle cose lì, mentre passando più tempo su questo pianeta, vivendo e avendo a che fare con la società che gli uomini si sono dati, beh, diciamo che ti sembra sempre meno bellio o entusiasmante. L’unica differenza la potrebbero fare i soldi che si hanno, quindi ‘sto sistema è un modo che gli umani hanno scelto per premiarsi ed è un modo che fa cagare, perché quella forza vitale, quella magnificenza della bellezza del fottuto creato e delle sensazioni che ne conseguono sono l’unica strada da percorrere come stile di vita, non quello di avere di più per sentirsi meglio. È fottutamente contro natura. 

Quando penso queste cose poi cerco di ridurle il più possibile, cercando l’effetto comico, pensando che la forza della gioventù, cioè l’incoscienza, sia l’incapacità di capire esattamente come funziona quello che hai attorno e quindi fai una battuta per uscire fuori dalla riflessione. Mi ricorda tantissimo quei momenti dei cartoni animati Disney, recentemente Star Wars visions, dove l’energia (la forza, ndr) che permea tutte le cose viene esaltata e glorificata. 

La nostra società ha dei grossissimi problemi: violenze, stupri, guerre di religione combattute in maniera ignobile. Siamo molto convinti che la nostra esistenza rispetto all’energia che è il  creato (l’universo o tutti quelli che esistono, sì insomma la realtà) sia decisamente più importante e fa strano che non si capisca come possa essere ignorato da certuni quel semplicemente meraviglioso, ovvero la forza di un tramonto su un Golfo con le navi ancorate al largo. Ciò nonostante, c’è sempre il ricordo che guasta: si, cioè ti ricordi che il trasporto di merce e materiale rimanda a quella cagata che ci siamo dati come sistema (l’ho detto capitalismo in questa puntata? Più che livori sembrano le invettive contro il capitalismo gli scritti di questa rubrica)

Il tramonto sulla collina di Canalicchio e le strisce gialle dei lavori in corso, il fastidio di un ritardo per un appuntamento, la rottura di c**** di qualcuno che ti scrive per rimproverarti, questo quello quell’altro ancora, giusto per il piacere di limitarti e romperti i coglioni soltanto perché non gliela darai vinta. Questa è la nostra esistenza – che è nulla nei confronti del tempo dell’universo che invece non ci calcola di striscio eh –  un’esistenza basata sulla cattiveria, sul sentirsi meglio nel fare ciò di cui si accusa senza capirlo.

Deficienti, non capiscono il mondo in cui vivono. 

Carl Sagan aveva ragione, stiamo fondando una società anche su tecnologia e scienza senza che le masse ne capiscano un cazzo.

CAPITALISMO+SCIENZA+TECNOLOGIA*IGNORANZA=IDIOCRACY.

E adesso infastidito, mentre affronto a folle il parabolicone del Canalicchio che mi immetterà in quella cagata di via V. Giuffrida, penso che tanto vale abbandonare la moralem che me ne sbatte sega dei pronomi di come c***o vuoi essere chiamato se non sei cis o di quello in cui ti identifichi, dimmi solo come c***o ti devo chiamare e lo farò utilizzando il tuo nome e basta.

Fanculo, ci fottono i reati, i pope e i mullah, l’onu, la nato, la civiltà.

Maieutica. Stocastica. Ermeneutica. Perticone. Il piuttosto che usato male.

Parte in play in successione Femminicidio, Luca Era Vegan e La Vuoi Nel Culo de La Tosse Grassa; ho più dal vecchio diesel che dal turbocompressore a 3000 giri, mi fa provare ancora un po’ di spinta nonostante i 299 mila km.

Ho pure preso l’influenza. Poi mi perdo pure il concerto degli Scudetto, ho un altro evento. 

Ah, non ho suonato live per mesi, adesso ne ho 3 nel giro di 10 giorni. Che culo eh, e dire che dopo essere stato costretto a letto volevo uscire.

Scriverò su threads, ma dopo 5 minuti hanno di nuovo iniziato con le foto nude.

Cristo non sapete fare altro che mostrare culo-tette e pettorali-pacco?

Ma PRC MDN, ma a cosa cazzo servite? E tu, musicista giovane da strapazzo ce la fai a fare un concerto senza annunciarlo seminuda? No, non è patriarcato, mi chiedo se riusciamo a fare le cose senza spogliarci.

Perché spogliarsi è l’anticamera di volerla al culo.

Fossi un mio amico complottista avrei detto: “beh, ci stanno preparando al peggio”.

La vita è qualcosa di più che scopare o farsi fottere.

Pensateci, stronzi.

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.