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Livori quotidiani, quelli classici. Solo che dalla routine quotidiana noi ne parliamo in termini social-musicali. Si, tutti fenomeni di costume più o meno italici ma soprattutto tratti dai usi e costumi dei social che provocano allergie, fastidi, singulti, movimenti peristaltici, etc. Riflessioni poco ponderate (si, il controsenso certo, ovvio), scritte a raffica durante insonnie da weekend, farmaci per il reflusso/gastrite inerenti il mondo della musica italico, i (mal)costumi dei social che sembrano l’avanspettacolo da tv locale di tanti anni fa. Questa è un’opera di fantasia, tutto frutto dell’immaginazione dell’autore.

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Livore Aprile 2024

di:

Sai cos’è che rende bello fregartene dell’opinione altrui? Che non te ne può fregare di meno del consenso a tutti i costi. Quella roba di piacere alla gente, quella tua ossessione da frase di Osho e chiappe al vento su sfondo di località di vacanza mentre lo scupino (o scupina) di turno ti fa le foto.

Se te ne freghi, sei libero.

Perché ci sono delle cose che fanno cagare veramente e che sono brutte, e che rendono brutti e che devi essere brutto dentro per fartele piacere. 

La lista è lunga purtroppo, si torna al livore classico, si torna a una serie di invettive contro religione, stato, costumi, esseri umani, politica e benpensanti. Gli ultimi giorni sono stati intensi e pura la febbra mi ha colpito e gli spettacoli e il cazzo d’aereo che non voglio prendere domani. 

Forse, nella lagna generale degli uomini con la crisi di mezza età che mi attorniano, gli condono solo questo: la paura di prendere l’aereo. 

Che morte di merda, dai.

Mi hanno ispirato i tanti meme visti ultimamente, i soliti articoli paradossali che giocano coi nonsense del passato, ma quelli che mi danno più fastidio sono quelli che detestano il black humour inglese. Cristo che necessità, ogni frase che sento contro il politically correct mi corrobora, e si badi bene, questo non è un pensiero di destra; è di destra pensare che se sei contro il politcally correct sei fascio. Purtroppo credo sia l’esatto opposto, è fascista far morire sarcasmo e satira, seppur estremi: libertà è anche autoironia, derisione e tante cose simili. 

L’asp, le rsa, il Dsm, gli psicofarmaci, gli psichiatri, la legge italiana, gli idioti che votano a destra perché quelli gli fanno credere che i nemici sono a sinistra, il silenzio durante il genocidio, gli ebrei, i fasci, Trump, le armi, la valuta. 

Siamo ancora fermi alla valuta. 

La voglia di parlare per attirare a sé come metafora respingere del bisognoso. Le frasi motivazionali. 

A che serve motivarmi se già sappiamo come andrà a finire? Mindfulness? Minchiate per ricchi pieni di sensi di colpa troppo obesi per fare yoga. 

Mi hanno da poco detto (altra webzine come questa) che faccio musica sofisticata. Bene.

Non in senso cattivo, per carità, ma a volte succede che se non sei semplice non hai consenso. Ma che abbiamo detto del consenso prima?

Il consenso ai coglioni, un po’ come la ragione per usare frasi di regime. 

Il fatto è che non c’è nulla di che gioire se fai cose semplici e ti rivolgi ai semplici, perlomeno non oggi, oggi i semplici sono quelli che votano a destra, che credono alla propaganda putiniana, no vax, scii kimiki e contrari alla pedonalizzazione dei centri storici. Insomma dei ritardati.

Ma se crei consenso fai più soldi!

No, i soldi li fai altrimenti e preferisco sedere il mio culo grasso e bianco in una trattoria a conduzione familiare.

No consenso, no posti alla moda, no fenomeni di costume, no tv, no x factor, no musica di merda, no serate per i boomer, no roba per i troppo giovani.

Insomma siamo i quarantenni la generazione giusta da sempre, non siamo giovani e cretini e non siamo vecchi e rincoglioniti. Va bene, dai.

Tra qualche ora inizio un altro noiosissimo viaggio per Berlino. Non dormo da notti per nervosismo vari e drammi familiari ma la vita è una merda del genere: mai ‘na gioia. 

Io li capisco gli amici che hanno deciso di farla finita eh, poi rileggo “Se vi pare che questo mondo sia brutto” di Dick e non se dargli cozzate anche a lui o smetterla. 

Ah, altre minchiate primaverili: 

La polemica sui CCCP, madonna che palle, non sapete quanti reazionari qua dentro pure a The Clerks rompono pure i coglioni.

Dimostrano che non hanno capito un cazzo e sono ossessionati con Giovanni Lindo Ferretti e le incoerenza di un punk. Forse dovrei spiegarglielo? 

No perché non lo capiscono, volevano un dio ma hanno trovato un menefreghista, volevano un modello, ma si è rivelato uno che se ne sta fottendo di chiunque se non di sé stesso. D’altronde fa parte dello showbiz che altro dovrebbe fare? Essere il vostro modello ideale per compensare quello che non riuscite ad essere nelle vostre inutili vite? Maddai.

Poi però tollerano tutta la musica di merda italiana, proprio tutta eh, arrivano a giustificare le cose più obbrobriose mai sentite. 

Ah, ha ragione Morgan, limitiamo le canzoni di Sanremo a solo un autore per brano, è ovvio che così si diversifica tutto. Anche Bianconi è d’accordo.

Solo i parassiti non lo sono.

L’etica è ossido di carbonio. La morale una cosa semplicemente seria.

Ma non c’è distinzione filologica, solo teologia e per giunta a buon  mercato. 

D’altronde tutti crediamo in qualcosa, io pure spero che l’enterprise mi salvi dalla mia specie e mi aiuti a liberare il pianeta dalla cellula cancerogena peggiore che lo potesse mai assalire: si, noi, gli umani. 

Non tutti eh, ma noi sofisticati siamo la minoranza, la dittatura dei semplici ci porterà a quel film che cito pure troppe volte qui dentro. 

La televisione uccide, come il lavoro. 

Come il tso, il talofen, il diazepam. Spegnersi a poco a poco, mentre puntiamo tutto sull’apparire, andiamo al rave, offriamo cose, scopiamo di gusto e postiamo meme di Gandhi o del solito culo in vacanza a Portopalo con la cavolo di didascalia sul sentirsi libero.

PRC MDN se la libertà è quella di postare una foto del culo siamo oltre la merda.

Livori, che altro se no?

Ah, la gente muore e i media pubblicano la storia di quella ritardata di Diletta Leotta che viene rimbalzata al Berghain.

Oggi è il 5 Aprile, a 30 anni dalla morte di Cobain, un songwriting così potente mai visto.

Siamo scarsi. Inutili. Scadenti.

Buon 25 aprile a tutti. Soprattutto a quelli appesi a testa in giù.

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.