Dal mio bancone non riceverete spizzichi e bocconi gastronomici, ma musicali. Come un Augusto postmoderno (vedi “Borotalco”), ogni venerdì o giù di lì, riceverete consigli musicali suddivisi in base al gusto, alle tendenze, e alle novità, corredati di una playlist che li raccoglie tutti come una grande busta della spesa. Quindi preparate le papille uditive, iniziate a godere di tante primizie e di qualche robetta stagionata.
di: Barzo
Parlerò spesso di concerti al Monk, una solida struttura in zona Stazione Tiburtina – Roma. Quest’anno infatti, come già anticipato in questo articolo, c’è un’ottima offerta di musica Live.
L’inizio non è stato semplice, reduce da un’ultima esperienza mistica avuta partecipando ad uno show degli Young Fathers. Aspettative basse, ma i Savana Funk hanno comunque messo l’energia giusta per uno spettacolo intenso e significativo.
Il trio (+1) emiliano è composto da Aldo Betto (chitarra), Blake Franchetto (basso) e Youssef Ait Buozza (batteria). Buon amalgama fa a meno questa volta del tastierista, e forse era proprio questo il tassello mancante alla serata di ieri. La forza c’è, groove e tecnica non mancano, ma forse la performance è sbilanciata troppo su un (passatemi il termine) “Africcardonismo”* di maniera, specie per quel che riguarda l’uso della chitarra, assoluta protagonista, a volte eccessiva, di tutta la serata.
La parte migliore del concerto è decisamente l’ultima, non perché si avvia verso la fine anzi: lì ci sono pezzi più coerenti, in cui la bravura del trio si miscela e rende il concerto ipnotico e carico di atmosfere emozionanti. La parte centrale, forse troppo tesa a manifestare la sapienza tecnica dei 3 che si manifesta in assoli esagerati, ha avuto anche un merito: quello di mostrarmi l’assoluta incapacità del pubblico romano di godersi una serata di musica. Il concerto comunque c’era, divertente e appassionante, ma veramente osceno, durante le pause fra le canzoni o nei momenti in cui il volume scendeva, accorgersi di come una buona percentuale delle persone preferisse chiacchierare, generando un vocio fastidioso come succede spesso nei locali con consumazione e tavolini: protagonismo senza fine di una generazione musicalmente maleducata. Speriamo che la prossima serata non sia una conferma di questa orribile tendenza del pubblico.
*Africcardonismo: neologismo nato come crasi fra i termini Africa e Riccardone.