di: Renato Failla
La mia puntualità in questi mesi vacilla molto perché la vita è complicata e piena di cose da fare e con sempre meno tempo per farle. Così, spesso mi ritrovo a dover comporre grandi riassuntoni delle puntate precedenti. Esattamente come in questo caso, qui per The Clerks, che mi vede costretto ad unire due mesi in uno, ma senza rinunciare alla quantità minima sindacale. Quindi beccatevi i dieci dischi grind di marzo e aprile 2024.
Nascono tra le mura del Locomotiv Club di Bologna, crocevia musicale che ha ospitato migliaia di artisti da tutto il mondo. Le tradizioni musicali del Maghreb, della Siria, i linguaggi contemporanei uniti a suoni proveniente da un antico e nobile passato. Il nome della band deriva da una parola araba che significa “mosaico”; definizione quanto mai azzeccata.
La cornice è quella di un film pulp all’italiana, retrò ma perfettamente proiettato al presente, quello di una scena napoletana vivida, divisa tra la tradizione più Funk e neomelodica, figlia di un Mediterraneo che ha sempre accolto persone e suoni, inevitabilmente mescolati per dare vita ad un bacino musicale in continuo fervore. Una città futura, appunto.
Il corpo come elemento centrale di un progetto in cui si intrecciano droni ambient, sperimentazioni elettroniche e Metal. Un Ep di quattro capitoli che non è solo suono ma anche immagini, con l’Art-zine che segue il percorso e il racconto del disco.
Cosa succedeva in Italia a metà degli anni 70? Il Funk veniva mescolato all’afrofuturismo di ritorno grazie al successo di Soul Makossa, arrivato sulle nostre coste nel viaggio dagli Stati Uniti, gli stessi che hanno poi preso ispirazione dalla nostra rielaborazione dell’elaborazione del concetto di Afrofunk. I confini in musica non esistono, la storia dietro questo disco ne è un esempio.
La copertina dell’album di debutto di Fabiana Palladino dice tante cose, anche quanto Mina fosse un’artista dal respiro internazionale, a partire dall’estetica (quanto è “Mina” la copertina di questo album del 2024). Un po’ “molto anni 80” un po’ R&B di fine 90 e un’eleganza rara di questi tempi, ma dentro la famiglia Palladino non solo è racchiusa la storia di gran parte della musica internazionale del 900 (vedi il padre Pino) ma anche quella del futuro (vedi il fratello Rocco nel progetto con Yussef Dayes, ad esempio).
Dopo Mordechai i Khruangbin sono diventati punto di riferimento di una scena Psych-Folk eclettica e dinamica. Pubblicare un disco che fosse un degno successore, dopo i bagordi per il successo del loro debutto, era rischioso. La rilettura della chiave più “festaiola” di Mordechai è ciò che sentirete in “A la sala”: una frase che riporta all’infanzia dei Khruangbin con quel senso di tepore e calma, la stessa che si ha dopo una festa, dopo Mordechai.
Le ritmiche downtempo, i suoni etereei di matrice ambient, l’ispirazione new age dei suoni senza risultare stucchevole o eccessivamente ridondante. Il nuovo lavoro del giovane produttore pugliese, Marco Mongelli, è qualità e gusto musicale. Non serve dire altro.
L’albero resta in vita finché le sue radici sono ben piantate nel terreno avendo la capacità anche di nutrirsi, mentre tutto il resto del suo corpo si protrae all’esterno, verso il futuro. “Shajara” in arabo significa proprio albero e Giorgio Debernardi, la mente dietro questo progetto, nelle sue radici ha le tradizioni musicali siriane, quelle italiane e nel presente e futuro il suo primo album di musica acustica immersiva in cui far convivere tutti questi elementi. Il risultato è affascinante.
Da Milano al mondo intero, gli Addict Ameba nascono pochi anni fa, cambiano pelle e formazione diverse volte perché è l’idea che alimenta il progetto e le persone ne sono semplici esecutrici. Il fermento musicale di Milano degli ultimi dieci anni, tra afrobeat, cumbia e balkan techno, è tutto dentro gli Addict Ameba. Tra caos e cosmos e tra caos e osmosi, a voi la scelta del punto di vista da cui assistere a questo spettacolo musicale.
La ricerca delle materie prime di qualità, genuine, fresche e bio è uno dei mantra degli ultimi anni in campo alimentare per cercare di contrastare l’industria del fast food e dei prodotti pronti. Pensate ad una gelateria nel sud della Puglia che usa lo stesso sistema di ricerca di materie prime e naturali per i propri prodotti in ambito musicale, ne fa una compilation e la fa risuonare anche nella propria gelateria. Questa è la Gelateria Fisotti, che abbiate un cono o un vinile tra le mani.