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Rubrica per quelli che credono che i dettagli facciano la differenza, ma non hanno capito l'argomento principale.

14. DELL’EFFETTO DELL’AFFETTO FATTO A FETTE

di:

Io me li ricordo i buongustai di una volta. I buongustai di una volta sembravano avere capito tutto della vita, sembrava che fossero in grado di “andare nei boschi per vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non che non erano vissuti”.

Illustrazione: Leonardo Veneziano 3C

Sembrava tutto così poetico, proprio come nella lettura di quel passaggio di Henry David Thoureau, portata in classe dal professor Keating nel film L’attimo fuggente (1989, regia di Peter Weir). Poi i buongustai iniziarono a fare il grano, ma non quello dal quale si ricava la farina e nemmeno quello sul quale flotte di astronavi aliene disegnano qualcosa di inspiegabile, quei crop circles che tutt’oggi, mentre scrivo questa cosa, mentre leggi questa cosa, rappresentano materia di studio e curiosità (Signs, 2002, regia di Michael Night Shyamalan). I buongustai iniziarono a fare il grano serio, iniziarono a pensare in grande, a piantare semi di monetine che hanno dato ottimi frutti, li chiamano “investimenti” solo perché evidentemente hanno dimenticato cosa accadde a Pinocchio (sia nella versione originale del libro di Carlo Collodi che in una delle versioni cinematografiche, su tutte quello Disney del 1940) quando fu convinto dal Gatto e dalla Volpe che seminare monete nel Campo dei Miracoli avrebbe fatto crescere un albero colmo di zecchini d’oro. 

Ma siccome io sono possibilista e mi piace ascoltare cosa avrebbero da dire, io dico che forse i buongustai non hanno dimenticato: hanno scelto. Hanno scelto di essere buongustai, gente dal palato sopraffino capaci di sentire anche un meraviglioso retrogusto di moneta tonante anche dentro un panino del Mc Donald’s. Loro sì che sono bravi, mica come me che spacco un panino comprato al forno (il prezzo del grano è alle stelle, di conseguenza anche quello di un panino) e lo riempio con le mie stesse mani di tutto l’amore che posso. Lo sai che l’amore è l’ingrediente segreto di ogni piatto? Qualunque cosa tu possa preparare con le tue manine deve portare rispetto a ciò che è Il Pasto Nudo (film del 1991, regia di David Cronenberg tratto dall’omonimo libro di William S. Burroughs), deve considerare che ciò che stai avvicinando alla bocca è l’essenza di quel momento di vita, di quel nutrimento, è “l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta”. E, credimi, è il momento in cui non serve essere uno di quei buongustai al soldo dei pubblicitari, per riconoscere se c’è amore, l’ingrediente segreto.

Quanti segreti sono stati scoperchiati dalla pandemia? Mi dirai che molti di questi erano segreti di Pulcinella, qualcosa già chiara e compresa da buona parte della popolazione ma che aspettava una riconoscibilità pubblica. Quell’ovvietà che però “non so se faccio bene a dirlo”. Quell’ovvietà che è anche propria dell’amore in tutte le forme in cui, ad oggi, siamo in grado di raccontarlo o, ancora meglio, di viverlo. Non tireremo fuori il discorso che implica che sarebbe bello se ognuno si facesse i cazzi propri, certo che no. E non tireremo fuori nemmeno quella cosa che ognuno deve poter essere libero di dire, fare, baciare qualunque cosa ritenga intelligente, qualunque cosa ritenga a lui utile, chiunque lui voglia avvicinare con le proprie labbra. Non lo tireremo fuori perché Pulcinella ha deciso di dire sempre la verità su tutto e poi anche perché la lettera con cui ho iniziato a scrivere il mio testamento è proprio la A di Amore e potrebbe venirmi addossata la colpa di un conflitto di interessi che effettivamente c’è.

Illustrazione: Giovanna Boselli e Carmen Biondi 3C

Parliamoci chiaro, la pandemia ha solo tirato le somme su un mondo che sapeva già tante cose e che sottomesso ad un problema globale, capace di unirci, ha accettato accondiscendente tutte quelle cose che erano accettabili già da prima ma sulle quali non era davvero più il momento di imbastire chissà quale discussione.

L’effetto dell’affetto fatto a fette ha solo centellinato di buon grado e servito ai commensali di tutto il mondo un piatto ricco e nutriente, tagliato sottile per assaporarne ancora meglio il gusto profondo. L’amore va servito al sangue, mi raccomando. Perché il sangue alimenta in ognuno quelle nuove porzioni del nostro cuore personale che qualcun altro sta assaggiando. L’amore rigenera e si rigenera in ogni sua forma.

Mia madre ce lo diceva sempre, pensando a noi quattro figli, che l’amore non è un pollo da offrire a pezzi ai figli, dei quali solo due avrebbero avuto la coscia. La crisi sociale dei sentimenti, dell’empatia, già in atto da qualche decennio, è il più grande segreto di Pulcinella che la pandemia ha lucidato per mostrarlo in tutto il suo decadente splendore. Il sentimento, la passione, l’amore, sono i punti cardine del tempo che chiameremo D.C. (Dopo Covid).

E chi se ne frega di chi sarà il destinatario del nostro sentimento, della nostra passione, del nostro amore, se sono veri, se sono vivi, se non al sangue.

Chi nel nuovo mondo non avrà capito questo, e non farà nulla per comprenderne l’umanità della dinamica naturale, ci faccia almeno il favore di non proclamarsi buongustaio.