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Rubrica per quelli che credono che i dettagli facciano la differenza, ma non hanno capito l'argomento principale.

16. DEI SOGNI E DEI BISOGNI

di:

Ci sono dei momenti in cui sono felice e mi chiedo se la felicità [dal lat. felicĭtas -atis] sia effettivamente cazzo di tutti. Non è vero, mi chiedo solo se sia, cazzo, mia. 

La ricerca della felicità (no, non il film) è un lavoro sporchissimo perché la felicità non si cerca: la felicità si trova, è lì, te ne devi solo accorgere. 

Crediamo di essere degli archeologi dei sentimenti? Naaaaa. Un po’ tutti abbiamo sognato di essere Indiana Jones (fortunata intuizione dei mostri Lucas/Spielberg/Kaufman) ma tra la concretezza del possibile e le altalene del plausibile ci stanno come minimo una decina di gradini da risalire verso una consapevolezza che non appartiene al razionale. 

Hai mai sentito parlare di felicità razionale? Aristotele ne ha tracciato i confini nella sua Etica Nicomachea definendola “attività dell’anima secondo virtù”, una sorta di perfetto funzionamento della ragione. Ora, mi chiedo: chi sono io per mettermi di traverso rispetto a questa altissima considerazione? Mettersi di traverso, tra l’altro, significa anche tracciare una croce. Ma, mi si consenta, è bello immaginare che è proprio sotto la croce che bisogna scavare alla ricerca del tesoro. Ma non essendo archeologi, mi scuso per la ripetizione, magari la felicità sta nel mettersi di traverso e basta. Il fascino discreto della borghesia (no, non il film) di un pensiero medio ci ricorda che in medio stat virtus, un medio rassicurante e lontano dagli estremi da evitare. Sarà che amo i confini, ma mi domando ancora: e se la felicità si nascondesse da qualche parte, lì, proprio agli estremi? 

Da anni oramai se penso al medio la prima cosa che mi viene in mente è il dito medio e non nascondo che a volte, senza pensarci troppo, sono stato felice nel mandare a fare in culo qualcuno. Però sbagliavo, questo mi era chiaro al tempo e mi è chiaro anche oggi. I danni collaterali dei sogni e dei bisogni si dispiegano come le ali degli angeli che provano a difendere i loro territori paradisiaci dalle facili conclusioni che noi, piccoli esseri umani bastardi, non possiamo neppure immaginare (no, nessun film in cui c’è di mezzo uno di questi cosi alati).

Qualcuno dice che il Paradiso può attendere (no, non il film), ma nell’ottica dell’obbiettivo da raggiungere il Paradiso può appendere e, come ci ricordano i peggiori fascisti della storia purtroppo ancora recente, essere appesi non è mai una condizione associabile al concetto di felicità. Mi potresti dire che sei partigiano e che appendere i fasci ti ha reso felice, certo! Bravo! Hai fatto strabene! Ma poi ti direi che sarebbe meglio focalizzarsi sul concetto di libertà a prescindere dalla tipologia di scoglio da superare per il suo raggiungimento.

L’intero reggimento di pensieri che tuonano ogni momento nelle nostre teste necessita di una guida che sappia intercettarne gli umori soppesandoli in relazione al momento in cui si manifesta l’evento al quale mirano o dentro il quale ci si è ritrovati ad essere. Tu dove hai preso la patente? Che macchina guidi? Il cambio è automatico o sei ancora di quelli che vogliono schiacciare la frizione? La scuola, guida del pensiero di ognuno di noi, sembra più uno di quegli autoscontri sui quali in fondo l’incidenza degli incidenti è davvero marginale, un luogo in cui è previsto che l’impatto sia attutito.

E se la felicità stesse nel farsi del male? (Crash, David Cronenberg 1996). E se la felicità stesse nel fare del bene? La parte più bella del nulla qui espresso è che il nulla ruota dentro un uragano che ha appena investito un posto qualunque del pianeta Terra. Chi non si ricorda di quelle sfere trasparenti con soggetti variabili e possibilità di innevarli scuotendoli e scuotendoli? Ecco, io ho sentito quelli felici “di vedere tutto in ordine” litigare con quelli “felici di scuotere tutto” per spostare il centro di una felicità favorendo le tante felicità possibili. I primi chiamavano “opportunisti” i secondi che si limitavano a non cedere alle provocazioni di quei culi pesanti. Sognatori e bisognosi risplendono di luce riflessa dentro uno specchio d’acqua che di cheto ha solo il ricordo di un modo di dire. Il mondo da fare è un affare personale, talmente personale che anche se sai ciò che vuoi troverai ancora qualcuno che scuoterà la tua bolla. Vedrai nevicare. Potrebbe farti felice. Potresti voler riformulare il progetto. Potresti voler uscire dall’idea che la protezione della bolla sia ciò che serva veramente per evitare quelle che ti hanno descritto come spiacevoli sorprese.

E se la felicità fosse quella di sorprendersi? Prendi me, ad esempio, che non avevo la più pallida idea di cosa avrei voluto scrivere e non ho la più pallida idea di cosa io abbia qui scritto. E la cosa mi scuote. Mi fa felice. Guarda, guarda… sta nevicando!

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.