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Lord Spikeheart – The Adept. Affogare nel metallo

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Qualcuno su Facebook scriveva che le recensioni di dischi dovrebbero essere tutte tipo “suona come [personaggio famoso x] in botta di [sostanza y]”. Accolgo il suggerimento e dico che questo album di Lord Spikeheart suona come il T-1000 di Terminator 2 in botta di libri di Valerio Evangelisti. Che è una formulazione un po’ ridondante, come a dire METALLO IN BOTTA DI METALLO.

Metallo in tutti i sensi e le possibili evocazioni del termine. Perché dal metal estremo – dalla scena metal kenyota – proviene lo stesso Lord Spikeheart (al secolo Martin Kanja). E perché il suo lavoro, a partire dalla militanza negli indimenticati Duma, colma il divario tra quel metal e un altro tipo di metallo – il metallo liquido, mutante, tagliente che pervade un sacco della musica elettronica senza compromessi di oggi. Progenie della techno ossessa, musica che si rigira nelle tenebre, che usa il ritmo come massacro portatore di confusione e il sound design come morsa che stringe e disorienta.

“The Adept”, il debutto solista di Kanja, è un disco densissimo. Lavorato con uno stuolo di producer (da Saionji BBBBBB a Brodinski, dai fidi DJ Scotch Rolex e Dj Die Soon – giapponesi habitués della scena sperimentale africana al milanese Talpah) e pieno di ospiti, non dà respiro. Il beat non sta mai fermo, eppure produce un senso di groove praticamente in ogni pezzo, squarciando una melma pesante di synth distorti. Le urla e il growl di Lord Spikeheart sono ovunque, ma il nostro non si limita a stare sulla musica come se cantasse in un gruppo death metal: la sua voce è anche e soprattutto texture, sta dentro la musica, si modifica con essa e produce atmosfera. Nel mio pezzo preferito, RED CARPET SLEEPWALKER con Fatboi Sharif e Safety Trance, è la voce di Sharif che gioca quell’effetto, un velo appiccicoso che ti si attacca alla faccia e ti asfissia.

Fatboi Sharif non è l’unico rapper presente: tutto l’album ha una componente rap/trap che produce coinvolgimento e diversità. Pezzi come DJANGILI, in cui rappa lo stesso Spikeheart, e l’ospitata di Backxwash in 33 DEGREE ACCESS, sono tra le cose migliori di tutto “The Adept”.

Un bel disco primaverile, da ascoltare mentre fate picnic al parco e annusate le margheritine.

“The Adept” esce per Haekalu Records, la label di Martin, e potete comprarlo qui.