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Nondi_ – Flood City Trax. Footwork in una città che scompare.

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Johnstown è una cittadina della Pennsylvania che, dalla sua fondazione, ha subito tre devastanti inondazioni. La chiamano Flood City – una città che declina lentamente, mentre aspetta la prossima catastrofe.

Tatiana Triplin, aka Nondi_ e altri mille nomi d’arte, parla di Johnstown come di un posto in cui “Tutto è vecchio, ma allo stesso tempo è come se il passato fosse appena sparito”. Sono queste le sensazioni che infonde in “Flood City Trax”, suo debutto per Planet Mu. Il disco è un inno alla città: alla sua noia, alla desolazione, e a una muta attesa della rovina.

L’impianto ritmico dell’album deve molto alla juke e alla footwork, ma il continuo inciampare dei beat di questa musica perde, nella musica di Nondi_, tutta la sua concretezza urbana, e rimane come sospeso in una caligine, nel turbinare ovattato di ricordi diventati polvere. A volte i pad onirici (anzi, da dormiveglia all’alba) scorrono di fianco alla frenesia ritmica, come nell’apertura FCD (Floaty Cloud Dream). Altre volte è il beat stesso a trasformarsi in uno sfrigolare lontano, come accade sullo sfondo degli arpeggi sempre più indistinti e del basso pulsante di Nondi Shadow. Brani come 01-25-2022, invece, suonano più aggressivi nella loro paralisi ritmica. Il mio brano preferito, comunque, è Sentimental Juke, una specie di danza celebrativa il cui ricordo viene tenuto in vita artificialmente.

“Flood City Track”, in questo, tocca territori, e nervi, molto vicini a quelli dello smarrimento vaporwave, e vive dentro lo stesso spazio “after the rave” di Burial. Ha dentro una vaghezza, un’ambivalenza di sentimenti, che tanto rimangono indefiniti quanto ti colpiscono con la loro forza emotiva. Bellissimo.

“Flood City Trax” esce per Planet Mu e ve lo comprate qui.