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Benvenuti alla rubrica Design Foam!
Oltre il mainstream c'è il vasto mondo del design Indipendente. Nella nostra rubrica parleremo di questo e delle nuove tendenze del Design, una definizione dai vastissimi sottintesi. Parleremo di quello che c'è, di quello che verrà e di un futuro che è già stato immaginato attraverso il lavoro visionario e innovatore di progettisti capaci di prevedere e anticipare alcuni dei futuri traguardi del design e della tecnologia.

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Il design italiano ama la trasgressione

di:

Immagine di copertina a cura di:

CLOE CAPUTO, AGNESE CRINI, ELISABETTA CASTELLARI

3C Liceo Artistico “F.Arcangeli” di Bologna

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“I trasgressori non varcano i confini, li spostano: spostandoli innovano” (Iaconesi e Persico 2016)

Nel design innovazione e trasgressione sono sempre andate di pari passo. Nel corso della storia umana non è mai stato ideato nulla che inizialmente non sia stato considerato trasgressivo, senza strappi non ci sarebbe evoluzione.


Progettare è cercare di immaginare le cose da un nuovo punto di vista quindi una trasgressione all’abituale, è infrangere, violare, superare i limiti di ciò che è convenzionale, cambiare i nostri modi familiari di relazionarci con i fenomeni.

Studio 65, Divano bocca per Gufram, 1971

La trasgressione nella progettualità è quindi un’innovazione rivoluzionaria, un cambiamento radicale che trascende ciò che è percepito come possibile e immaginabile oggi.


“Le trasgressioni nel design possono essere percepite come provocatorie, fornendo così ai designer modi attraverso i quali affrontare questioni importanti e talvolta difficili” (Dunne & Raby 2013, Mazé & Redström 2007).

Studio 65, Divano Pratone per Gufram, 1966

La rivoluzione attraverso il design

Vi ho già raccontato di come tra gli anni ’60 e’70, i progetti dei designer italiani sembravano visioni di un viaggio acido: divani a forma di voluttuose labbra cremisi, tappeti tattili che imitano letti di fiumi asciutti, attaccapanni che sembrano una donna nuda, divani che somigliano a fili d’erba etc…


I designer radicali italiani erano interessati a rompere con il passato e creare un futuro libero dallo scomodo bagaglio della storia, come il razzismo, la guerra e il pensiero prescrittivo. Spesso hanno fatto riferimento ai manufatti del passato nel loro lavoro, ma li hanno spogliati del loro significato culturale.

Ad esempio, una colonna greca rovesciata, simbolo di alta architettura, è diventata una sedia. E i designer hanno sfruttato il kitsch, oggetti considerati di cattivo gusto, di bassa qualità ed economici per criticare l’ossessione della classe media per il buon gusto e la bellezza. Ad esempio, il divano Safari di Archizoom è stato rivestito con una finta stampa leopardata e le sue lampade Sanremo sembrano palme di plastica economiche.

Guido Drocco e Franco Mello, Cactus per Gufram, 1972

Rompere gli schemi

Gli architetti e i designer legati al movimento, Gaetano Pesce, Archizoom, Superstudio, hanno interpretato a modo loro il design radicale. Pesce, ad esempio, ha creato mobili decisamente strani, come una poltrona ricavata da stracci intinti nella resina e un armadio che sembra due amanti stretti in un abbraccio. Il suo design più famoso, la sedia La Mamma, è un’astrazione della figura di una donna. Il pouf della sedia è attaccato da una corda e doveva simboleggiare le catene sociali che trattengono le donne.

Alcuni di loro erano troppo audaci per il loro tempo, come un portale a forma di culo che è stato costruito solo di recente quando l’artista inglese Anthea Hamilton lo ha voluto in una delle sue mostre. Superstudio era un collettivo di architettura, ma in realtà non ha progettato alcun edificio, preferendo esplorare lo spazio attraverso disegni concettuali e mobili.

Superstudio, tavoli serie Quaderna, 1972

“Questo periodo incarna un momento eccezionale per i sogni utopici, così come le battaglie per gli ideali”, scrive la curatrice Maria Cristina Didero in SuperDesign: Italian Radical Design 1965-75. “Una riflessione sul design radicale oggi non è quindi sentimentale. Al contrario, nella nostra epoca, è interessante esplorare perché il fatto che i radicali abbiano generato mobili e oggetti ipereccentrici per difendere i diritti civili e politici abbia ancora significato per noi oggi.”

Gaetano Pesce, La mamma, 1962

Non solo design

Questo modo di progettare, ora come allora, apre a nuove possibilità nella percezione e nell’immaginazione.
Attraverso la provocazione viene compiuta un’azione estetica che ambisce a superare le restrizioni di ciò che il banale ragionamento quotidiano può gestire. Dal formale all’informale quindi, fornendo slancio critico e politico per influenzare in modo proattivo il cambiamento.

“Una miscela di divertimento serio, visione politica impegnata e creatività illimitata ha dato origine a una spettacolare pluralità di progetti e azioni”, scrive Didero nel libro. “E la pluralità è certamente qualcosa da celebrare, perché da sola porta il seme della libertà”.

Bibliografia

Maria Cristina Didero – SuperDesign: Italian Radical Design 1965-75 – Monacelli press