...

Benvenuti alla rubrica Design Foam!
Oltre il mainstream c'è il vasto mondo del design Indipendente. Nella nostra rubrica parleremo di questo e delle nuove tendenze del Design, una definizione dai vastissimi sottintesi. Parleremo di quello che c'è, di quello che verrà e di un futuro che è già stato immaginato attraverso il lavoro visionario e innovatore di progettisti capaci di prevedere e anticipare alcuni dei futuri traguardi del design e della tecnologia.

...

Sci-fi design: il futuro è storia

di:

1957-1972. Vorrei raccontarvi la storia di quando le sedie di plastica assumevano strane formazioni orizzontali a forma di razzo, i televisori ruotavano e le capsule erano ovunque. Dispacci da un tempo in cui l’immaginazione era senza limiti e nessuna destinazione era fuori discussione, anche e soprattutto fuori dal mondo.

L’entusiasmo per la corsa allo spazio che caratterizzò quell’epoca permeò ogni parte della società, dalle aule alle sala riunioni aziendali, agli showroom dei grandi magazzini, alle comuni hippie e ogni movimento artistico, dalla scenografia alla moda, dalla letteratura all’arte concettuale, dalla cinematografia alla musica.

Sono i tempi di “2001 Odissea nello Spazio”, “Barbarella” e dell’allunaggio dell’Apollo 11. Nell’ambito della moda Paco Rabanne, Pierre Cardin, Thieery Mugler furono i pionieri dello stile spaziale, centrarono intere collezioni attorno a una visione intergalattica del futuro. I vestiti di metallo-futuristici di Rabanne, vestirono le eroine 007 di quegli anni, con placche di metallo e plastica e anche molti artisti come l’icona di stile anni ’60 Mia Farrow, e musicisti come i Beatles, David Bowie, Elton John.

Barbarella, 1968, diretto da Roger Vadim

Nel momento d’oro del design dell’era spaziale, nell’orbita dell’ultramoderno, tutto era possibile e il fantastico divenne domestico. I designer resero realtà l’immaginazione, passando dalle linee rette del modernismo a globi giocosi nei colori lunari del bianco e nero a forme a gravità zero. La ricerca di nuovi materiali, la sperimentazione e l’innovazione puntavano (letteralmente) verso le stelle e i confini tra scienza e fantascienza iniziarono a confondersi.

Spazio 1999

Ispirati dal progresso tecnologico progettisti ed architetti produssero un numero impressionante di progetti e disegni che avrebbero dovuto portare il futuro nel presente, architetti come Frank Lloyd Wright e Richard Buckminster Fuller realizzarono visioni dalle grandi ambizioni scientifiche e nacquero nuove concezioni estetiche grazie a designer come l’italianissimo Joe Colombo, il più annoverato e amato tra i progettisti dell’epoca.

In questa fantasmagorica e visionaria realtà il Design Italiano divenne l’indiscusso protagonista.

Una vera miniera d’oro per gli amanti del design futuristico furono le serie tv britanniche “Ufo” e “Spazio 1999” prodotte rispettivamente nel 1970 e 1975. Soprattutto quest’ ultima è un autentico campionario di quanto dimeglio e più audace veniva prodotto dal design italiano. Poliestere, polistirolo, vetroresina, tutto era materia di sperimentazione e veniva plasmato per creare forme nuove e stimolanti visioni futuristiche.

Per la prima volta nella storia i set di una serie di fantascienza erano pieni di oggetti ed arredi progettati da famosi designer. Molti provenivano dalla scuola italiana* che negli anni ’60 e ’70 invase il mondo con la sua creatività e l’approccio industriale al design. Anche le aziende produttrici erano prevalentemente italiane, laboratori di sperimentazioni con materiali e forme innovative.

Per gli arredi dell’iconica serie “Spazio 1999” gli scenografi attinsero a piene mani a ciò che di meglio veniva prodotto dal design contemporaneo come la poltrona “Toga” di Sergio Mazza (1968, Artemide), la lampada “Lucciola” di Fabio Lenci (1971, iGuzzini) il tavolino “Mezzatessera” di Vico Magistretti (1966, Artemide). La “Pileo Floor Lamp” fù disegnata da Gae Aulenti per Artemide ed è una dei punti luce iconici della base Alpha, insieme alla lampada da tavolo “Sorella” disegnata da Rodolfo Bonetto e prodotta da Guzzini.

La sedia Tulip di Saarinen, fù progettata nel 1957, proprio all’inizio dell’era spaziale, e realizzata prevalentemente in fibra di vetro. Questa iconica sedia compare ancora nei B Movie di fantascienza.

Sempre parlando di oggetti di scena fantascientifici, la President Lounge Chair 265 di Steen Ostergaard figurava nell’appartamento del Capitano Kirk nel primo “Star Trek l’ira di khan” e in diversi altri film.

Anche gli stereo, le radio e i giradischi si trasformarono e diventarono elementi centrali dell’arredo.

Un pezzo divenuto icona pop anni ’60 grazie ad un’altra icona pop di quell’epoca Mr. David Bowie, è il Brionvega RR126 questo “radiofonografo” stereo è un classico del design italiano degli anni ’60 degli architetti Pier Giacomo e Achille Castiglioni. Ha una struttura modulare in modo che i diffusori possano essere impilati in un cubo, disposti orizzontalmente o una combinazione dei due.

L’elenco sarebbe ancora lunghissimo almeno tanto quanto fù prolifica la produzione dei designer e se l’argomento vi appassiona come a me, navigando in rete troverete tante curiosità e amatori ben disposti a condividere la loro passione per il design sci-fi.

Lampada “Sorella”, designer harvey Guzzini, 1970 – Poltrona “Elda”, designer Joe Colombo, 1963 – Stereo Brionvega RR126, designers Pier Giacomo e Achille Castiglioni, 1966

A tutt’oggi lo stile Space Age continua a sembrare futuristico giocattoli, orologi, lampade, mobili, hanno ispirato una generazione affascinata dal viaggio dell’umanità nello spazio e dalla tecnologia dei pulsanti.

Nella gestalt dell’era spaziale un mobile è riuscito a racchiudere un futuro immaginario che non è mai stato, la realtà del tempo che lo ha generato e il vero “futuro” in cui continua ad esistere.

Mentre oggi si svolge una nuova corsa allo spazio, nel 50° anniversario della passeggiata sulla luna di Neil Armstrong e all’orizzonte una missione umana su Marte, diamo uno sguardo alla storia d’amore duratura del design con lo spazio esterno riassaporando quell’atmosfera di glam retrò che non ci ha mai davvero abbandonati.