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Deena Abdelwahed – Flagranti. Resistenze elettroniche dalla Tunisia del nuovo autoritarismo 

di:

AAVV – Place: Tunisia

C’è qualcosa di irritante nello scrivere un articolo politico sulla scena elettronica tunisina – come se le artiste di un paese del Sud del Mondo potessero solo sperare nell’eco sociale della loro musica per essere notate. Una storia che va avanti almeno dai tempi della Rivoluzione del 2010. 

Allo stesso tempo, la scena elettronica locale è sempre stata, in vari modi, uno spazio-tempo politico: una zona d’espressione di diritti, rivendicazioni, e stili di vita repressi. Lo era sotto la dittatura di Ben Ali, quando collettivi come World Full of Bass costruivano serate alternative allo stato di polizia e all’intossicazione neoliberale delle discoteche nelle coste del paese. Lo è stato attraverso la Rivoluzione, quando gente come il collettivo Waveform metteva su feste i cui incassi andavano ai feriti degli scontri. E lo è nella Tunisia che, sotto Kais Saïed, si sta risvegliando nuovamente autoritaria, tra arresti di personalità dissidenti e una campagna d’odio verso i migranti subsahariani soffiata all’orecchio del presidente dai nostri governanti. I dischi di cui parlo questo mese lo dimostrano.

Il primo è “Flagranti” di Deena Abdelwahed, musicista che negli ultimi anni ha conosciuto una celebrazione globale. “Flagranti” è la colonna sonora dell’omonima opera teatrale. Commissionata alla drammaturga Essia Jaibi dal collettivo locale Mawjoudin We Exist, “Flagranti” racconta gli orrori che le persone LGBTQ+ devono confrontare in Tunisia. Una costante violenza che proviene da tutte le direzioni – dall’alto del governo, dalla società circostante, dalle leggi ereditate dall’esperienza coloniale, dal pregiudizio religioso. 

E tuttavia, la musica composta da Deena non è tutta plumbea e disperata come ci si potrebbe immaginare dato il tema. I quattro pezzi che compongono la colonna sonora sono fortemente cangianti, dentro uno scheletro di rimandi alla musica folk locale e all’epica del clubbing (la stessa Abdelwahed ha sottolineato come i richiami alla dance siano un omaggio alla comunità gay afroamericana che ha dato l’impulso iniziale a questa musica). Dall’incalzante darbouka dell’opener Fête, al pulsare dolce e organico di Dîner, fino alla terminale Homosapiens (l’unico brano veramente angosciato e minaccioso dell’EP), “Flagranti” è una giravolta dentro la gioia, la sensualità e la paura. Il mio brano preferito è comunque Flirt, uno stordimento incatenato a un ritmo suadente di Ghita. 

“Flagranti” è uscito per Shouka, ed è probabilmente la mia cosa preferita fatta finora da Deena. Lo comprate qui

“Place: Tunisia” è una compilation prodotta dall’etichetta Air Texture e curata dai due musicisti tunisini Shinigami San e Azu Tiwaline (nostra vecchia conoscenza). Ogni episodio della serie Place: di Air Texture getta uno sguardo sulla scena di un paese differente; le vendite vanno in supporto a cause locali riguardanti la protezione dell’ambiente. Nel caso dell’episodio tunisino, i proventi vanno a La Ruche, un’associazione no-profit di Tozeur che si occupa di sostenibilità ambientale, beni comuni e diritti – in particolar modo i diritti delle donne. 

“Place: Tunisia” è un signor biglietto da visita per una scena che ormai ha decenni di storia. Il disco fa conoscere la musica elettronica locale nelle sue sfumature più disparate, dalle robe più clubbing a quelle più sperimentali. Contiene un pezzone del pioniere techno Mourad Sliti; omaggia il decano della bass music SKANDR e Hamdi Ryder, nome fondamentale della house tunisina. Ma c’è anche spazio per Ratchopper, uno dei più importanti beatmaker locali, e per roba decisamente violenta, come lo spasmo industrial di Buried Alive e le atmosfere soffocanti del brano di Mash. 

I due curatori sono presenti con due tra i migliori pezzi della compilation, Ethereal Tribes per Azu Tiwaline (dalle atmosfere tenebrose e percussive che ricordano il suo primo album) e l’orgia di breakbeat e synth impazziti di Higgs per Shinigami San. Tra le altre cose voglio segnalare almeno l’afrocentrismo di Nuri (artista che si è fatto conoscere a livello internazionale negli ultimi anni) e la gustosa The Will to Life di Omar Aloulou, che non avrebbe sfigurato nell’ultimo di Lil Yachty. 

“Place: Tunisia” ha ovviamente i difetti di operazioni di questo tipo (in primis l’essere estremamente variegato e disomogeneo), ma il livello medio è alto e rende perfettamente l’atmosfera di creatività febbrile che non ha mai lasciato la scena tunisina.

Il disco è disponibile qui

Comprate entrambi i dischi, e se possibile aiutate Mawjoudin We Exist e La Ruche