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Raccomandazioni post-estive

di:

Questo mese non raccomanderò un solo disco, ma farò il punto dei miei ascolti ricorrenti nell’estate che ci sta scivolando tra le dita (sigh), unendo i puntini con un po’ di musica raccontata in queste pagine nei mesi passati.

Il primo album di cui voglio parlare è “Not a Dream but a Controlled Explosion”, il nuovo lavoro di Iceboy Violet. Di Violet, e del suo dischetto precedente, vi ho già parlato con tutto l’entusiasmo di cui sono capace. “Not a Dream” è il primo lavoro in cui l’artista di Manchester rappa e produce tutti i beat. E che beat: siamo in presenza di musica impressionante. Una cosa come Street Dogs Have Wings potrebbe tranquillamente essere il mio pezzo dell’anno: stridente e trascinante, con dei bassi 808 che ti divorano ma che allo stesso tempo rivelano un potenziale melodico e una serie di possibilità creative che di solito nella drill e nel grime vengono ignorate. Nella maggior parte dei pezzi, Violet sceglie una strada diversa, e più immersiva rispetto alle ritmiche taglienti dei suoi lavori. Brani come Black Gold e Wounded Coogi sembrano sogni, deliri narcotizzati, con beat quasi ambient di una profondità struggente, e Iceboy che sembra rappare in uno stato di trance. Siamo vicini a un trattamento “dub” del grime UK, la ricostruzione in forma d’illusione di una musica crudamente realista.

Iceboy Violet figura anche in un altro dei miei dischi di questa estate: “Eyeroll” di Ziùr. Un album su cui ho sbattuto la testa per un sacco di tempo, tanto è precario l’equilibrio tra fascino e fastidio che emerge dai pezzi. La producer ha incentrato il suo disco sul suono di un rototom, continuamente decostruito e manipolato, sul quale si stendono i suoi trattamenti elettronici, squarci di sax free-jazz, e i contributi diversi, ma generalmente ossessivi di un gruppetto di vocalist. Elvin Brandhi gioca il ruolo principale, con i suoi… suoni (urla, declamazioni, ansiti, singhiozzi e cose che non capisco manco cosa siano). Ma c’è spazio anche per le poesie allucinate dell’egiziano Abdullah Miniawy, per il rap del sopracitato Violet, per la perfomance vocale incredibile di Ledef… Un disco forse non per chiunque, ma che accende la mente e i sensi.

Parlando di gente adorata in questa rubrica, Marina Herlop ha pubblicato La Alhambra, primo estratto del suo nuovo album in uscita a fine Ottobre. Uno dei brani più belli mai composti da Herlop, che avevo avuto la gioia di ascoltare all’Ortigia Sound System: atipicamente in (quello che mi sembrebbe) spagnolo, e arricchito da basso elettrico, sample di chitarra e un’architettura ritmica da applausi.

Loraine James, anche lei già raccomandata in queste pagine, pubblicherà il suo nuovo “Gentle Confrontation” a fine Settembre, e ha anticipato il disco con due singoli nel corso di questa estate. Spicca 2003, una canzone (già in questo qualcosa di atipico, che segna un nuovo passo per la producer) che sarebbe poco dire struggente: il racconto, dalla prospettiva della Loraine bambina, della perdita di suo padre e della vita con una madre vedova. Qualcosa di dolcissimo e devastante.

L’Autunno ci porta un altro ritorno attesissimo, quello di Forest Swords. Di lui avevo perso le tracce, dopo il grandioso DJ Kicks di un po’ di anni fa. Tra i pezzi pubblicati questa estate, che anticipano il nuovo album, spicca Butterfly Effect, che include un sample vocale inedito di Neneh Cherry sopra un ritmo traboccante di riverbero, nello stile immaginifico, ancestrale del producer di Liverpool.

E parlando di elettronica dal sapore ancestrale, voglio concludere queste raccomandazioni parlando di un album che è cresciuto lentamente dentro di me: “RPG” di Me Lost Me. La musicista di Newcastle ha creato un album folk che suona allo stesso tempo antichissimo e futuro. Ha giocato con lo storytelling come legame tra il folklore e il world-building dei videogiochi, producendo musica di una delicatezza e di una capacità di visione rarissime.

Per questo mese, e purtroppo per questa estate, è tutto – torno a lavorare sotto la pioggia della fin troppo verde Inghilterra.