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Life in a glass house: come non conoscere una lingua può non farti apprezzare la musica.

di:

Once again, I’m in trouble with my own friend

She is papering the window panes

She is putting on a smile

Sta sorridendo

Living in a glass house.

Spesso ti sembra di vivere in una casa di vetro. Vorresti infrangere le pareti e conoscere tutto quello che vedi là fuori, per farlo tuo, per ampliare la tua casa. Ma non hai le forze. Vorresti aprire dei varchi, ma non hai i mezzi. Ecco, quelle pareti di vetro sono i limiti del tuo linguaggio nativo.

Il Linguaggio è l’umanità, l’umanità è linguaggio

Non ci può essere umanità senza linguaggio. La comunicazione linguistica è la massima espressione dell’essere umano, perché prova a garantire maggiori certezze di comprensione, rispetto al cosiddetto linguaggio non verbale.

Ovviamente non ci sarà mai una corrispondenza perfetta fra il pensiero e la sua espressione linguistica, altrimenti non ci sarebbero migliaia di linguaggi e dialetti differenti.

Che c’entra tutto questo con la musica, direte voi.

Adesso ci arriviamo.

Lasciamo stare tutta la parte relativa al codice musicale e all’espressione delle emozioni attraverso la musica strumentale e concentriamoci sul codice linguistico. 

A che serve un testo, a che serve cantarlo? Basterebbe considerare la voce uno strumento come gli altri e non ci sarebbero problemi di sorta. Ma purtroppo non è così.

Per le persone poco avvezze a confrontarsi con l’inglese, conta più il testo scritto in una lingua comprensibile, conta più il significato del testo, rispetto a tutta la faccenda musicale di una canzone. 

Se non capisco di cosa parla una canzone, la canzone non serve. 

Partendo da questo presupposto, allora, non sarebbe fondamentale conoscere e imparare meglio la lingua inglese? NO! NESSUNO TOCCHI l’ITALIANO! La lingua più bella del mondo. Si certo, beati voi. 

Altri molto più bravi e famosi di me hanno capito da un secolo che il linguaggio non è semplicemente un codice, un mezzo di comunicazione. Il Linguaggio è la realtà un cui siamo immersi, il linguaggio definisce la realtà. Viviamo come pesci in una mare di parole che danno forme, colori, luci e musica al mondo.

Stando così le cose non sarebbe meglio nuotare in un oceano pieno di altri pesci, acque, abissi, luci, ombre, scogli, sabbie, piuttosto che trincerarsi in una boccia, per non fare lo sforzo di imparare a capire un’altra lingua?

Ripeto, sto parlando solo dal punto di vista musicale, per ora. Il linguaggio è spesso visto come uno spazio immersivo, un luogo in cui possiamo immergerci e perderci. Questo perché il linguaggio è un sistema complesso e stratificato che può essere utilizzato per esprimere una vasta gamma di idee e sentimenti. Possiamo usare il linguaggio per raccontare storie, condividere esperienze, costruire relazioni e creare mondi.

Ci sono molti filosofi e teorici del linguaggio che hanno parlato della natura immersiva del linguaggio. Uno di questi è Martin Heidegger, che ha sostenuto che il linguaggio non è semplicemente uno strumento che usiamo per comunicare, ma è piuttosto la base stessa del nostro essere. Heidegger ha detto che “il linguaggio è la casa dell’essere umano” e che “noi siamo esseri linguistici”.

Un altro filosofo che ha parlato della natura immersiva del linguaggio è Jacques Derrida. Derrida ha sostenuto che il linguaggio è caratterizzato da una differenza fondamentale, o differenza, che ci impedisce di raggiungere un significato definitivo. Questa differenza è ciò che rende il linguaggio un luogo di possibilità, un luogo in cui possiamo creare nuovi significati e nuove idee.

Fare il bagno in una lingua, senza paura di andare a largo

La natura immersiva del linguaggio è ciò che lo rende così potente. È ciò che ci consente di collegarci agli altri, di condividere le nostre esperienze e di creare mondi nuovi.

Il linguaggio è uno spazio immersivo in cui possiamo perderci e trovare noi stessi. Se non conosciamo una lingua, abbiamo paura di perderci, perché poi c’è il rischio di ritrovarsi e riconoscere quanto siamo piccoli e provinciali. Altrimenti non si darebbe così tanta importanza alla lingua, non si darebbe la priorità a chi vomita parole rispetto a chi accosta dei testi alla sperimentazione musicale.

Se imparassimo a nuotare fin da piccoli nell’oceano della lingua inglese, avremmo a disposizione interi oceani da scoprire e sperimentare, per aumentare la nostra cultura e diventare noi stessi dei piccoli arcipelaghi in cui condividere visioni del mondo sempre più vaste e diversificate.

“Non ascolto le canzoni in inglese perché non le capisco”

Imparate ‘sto cazzo di inglese, non abbiate paura, fate uno sforzo e non ci sarà bisogno di girare il mondo, sarà il mondo a girare dentro voi.

Immerse, Your soul, in love, e ricordatevi che tanto, ogni parola è una bugia, non credete troppo in voi stessi.