...

Livore Non Livore: L’approfondimento musicale.

di:

Meno festival più concerti, il mio motto dell’estate.

Snobbato solo perché in realtà mi ero prefisso delle vacanze diverse, avevo già adocchiato sin dalla sua uscita a Gennaio quest’album (l’inverno è la stagione migliore per far uscire un album) e quindi mi preparo per uno dei due concerti che quest’estate andrò a vedere. I Baustelle col loro Elvis Tour (sul nome ci torno a breve perché l’aneddoto invernale sull’ascolto dell’album è veramente buffo) approdano a Catania (thanks to Punto e a Capo Concerti) sabato 19 agosto.

Attivi dal 1996 sono ovviamente quel classico gruppo su cui i puristi della canzone italiana e indie alternative militanti si scontreranno per sempre. Peggio per loro, io mi godo la musica.

A me i Baustelle sono sempre piaciuti, anche con i loro alti e bassi in base al mood della mia vita (il disco peggiore per me è Amen il più bello lo scoprirete tra qualche riga) ma ho sempre trovato ineccepibile la lucidità dei testi di Bianconi quando si riferisce (con quella satira che alcuni forse non capiscono ma che trovate anche nella mia rubrica di questa webzine, ovvero Livori Quotidiani) agli usi e costumi contemporanei.

Poi esce Fantasma: Boom.

Ineccepibile, non c’è un arrangiamento o una nota fuori posto, uno di quegli album che rimarranno per sempre nella storia della musica della nostra piccola nazione, quella roba che esce per una label mainstream ma che poi mainstream non è, quella musica che sembra leggera ma leggerà non è. E per giocare col fantacalcio musicale italiano mi viene da pensare che Bianconi non sia uno che non abbia voglia di niente.

Potrei canticchiare di tutto ma frasi come “ma ci pensi alle rane” , o “morire la domenica chiesa cattolica”, “non abbiate pietà, crocifiggetelo” o “sul raccordo anulare i ragazzi di ieri”, e così via, sono e rimarranno impresse nella mia testa per molto tempo.

A dirla tutta quando scrivo di musica più che altro scrivo dopo un live, ma dato che ho quasi carta bianca all’interno di questa e-zine (che dire webzine o blogzine è riduttivo) stavolta racconto di me che vado a un concerto. 

Vado a sentire i Baustelle alla Villa Bellini e a cercare di capire chi era il cavallo Elvis.

Ma lo racconto con ordine o ci provo.

Inverno, dicevamo. Ascoltavo a ripetizione questo disco in contesti diversi e se qualcuno, qualche aficionados della mia solita rubrica, mi segue sa che ho già parlato della catanesità contenuta in quest’album.

SI perché a un certo punto in Elvis ritrovi un pezzo di Catania, se non ricordo male (non sono il tipo che va a riascoltare una cosa per citarla alla lettera, lo sapete non mi avrete mai) dice una roba del genere: 

“’Iu u canusceva n’cavaddu ca si chiamava Elvis u sai chi vinni bellu nda rarigghia ra via Plebiscitu”

Ecco, quando ho sentito questa frase pensavo fosse partito qualche video dei miei concittadini su tik tok e ho controllato e ricontrollato se girasse solo spotify, dall’iPad da cui scrivo anche adesso.

Ebbene no, veniva dal disco dei Baustelle e dio solo sa quanto vorrei accostare Bianconi e chiedergli perché il disco si chiama Elvis, se Elvis è un cavallo catanese finito tra le braci veramente, se è qualcosa del progetto video/documentaristico (non ricordo più bene ma ero all’università e spuntarono i Baustelle a presentare un progetto video su Catania) ambientato a Catania di diversi lustri fa o se è solo una invenzione e cosa c’entra – se c’entra – il destino di un cavallo vissuto a Catania con canzoni come Andiamo ai Rave, o Contro il Mondo (conosco troppa gente che sta al bar a parlare della sinistra che non c’è) e lo sviluppo magari dei testi.

Questo disco, giusto per dare ai lettori consueti dei livori (si, la rubrica che scrivo per The Clerks da quando è nata e che presto diventerà anche un libro) un quadro completo, è stata la colonna sonora di quella rubrica dentro la rubrica ovvero dei miei esperimenti col romanzo d’appendice co-scritto insieme a Chat GPT sulla love story di Ian e Giada, ebbene non l’ho scritto prima ma i protagonisti di quel romanzo harmony post contemporaneo d’intelligenza artificiale ascoltavano spesso ‘sto disco insieme tra uno sclero e l’altro.

Bianconi e Punto e a Capo se state leggendo quest’articolo fatemi rivolgere quest’unica domanda: Che c’entra Elvis e quella frase con l’intero Album?

Ah, vorrei ringraziare i Baustelle anche per la fantastica scelta della cover di Sanremo di quest’anno, al solito hanno toppato tutti tranne loro. I Ricchi e Poveri, giustissimo.

Spero che dal palco Bianconi ci illumini, perchè se Elvis era un cavallo catanese, beh, LA TAPPA dell’Elvis tour dei Baustelle è proprio quella Catanese.

Le rarigghie di Via Plebiscito non sono molto distanti dalla Villa Bellini.

Credo di non poter mancare a questo concerto nonostante gli amici alternative (che poi però finiscono a ascoltare trap o altre italiche pietanze musicali meno prelibate) mi criticheranno, ma l’Elvis Tour è un fenomeno sociologico catanese a cui dovrebbe partecipare ogni estimatore di musica che abiti a Catania visti gli antefatti.

Sabato 19 agosto, ergo domani se questo articolo viene pubblicato in tempo.

Grazie a The Clerks e a Punto e a Capo Concerti.

Andiamo a vedere un concerto e basta, che troppi festival poi ci si confonde. Perlomeno io sono vecchio e voglio godermi una cosa alla volta. Si, una alla volta, basta con sto poliamore da festival, la vecchia monogamia la preferisco ancora eterno, gay o fluida che sia, meglio fare una cosa bene che tante male.

Lo so, sono decadente e non al passo coi tempi. Meglio fare male tante cose ma, aspetta: queste cose, di queste cose se ne parla anche nell’album? Si, tramite metafore. Forse.

Ascoltatelo.

One Shot: Elvis Tour

Amico lettore c’è un altro live di cui ti parlerò, rimanete collegati su The Clerks che è la e-zine più figa e la più indipendente (per antonomasia) che c’è in circolazione.

Ai nostri tempi avrei detto ci vediamo sotto il palco, ‘sto giro mi trovate col badge e gli occhiali da vista qualche metro più in là intento a prendere appunti.